Medici di famiglia introvabili: nel Reatino sono 120 su una popolazione di 150mila abitanti e presto altri 15 andranno in pensione

Medici di famiglia introvabili: nel Reatino sono 120 su una popolazione di 150mila abitanti e presto altri 15 andranno in pensione
di Andrea Bonanni
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Domenica 17 Marzo 2024, 00:10

RIETI - E’ allarme medici di famiglia anche in provincia dove ne sono presenti 120 per una popolazione di poco superiore ai 150 mila abitanti, per lo più anziana e fragile, con una media di over 65 pari al 26,4% rispetto alla media regionale che si attesta al 22,6%. Ma a preoccupare sono i 15 pensionamenti previsti nel medio termine, a cui se ne aggiungeranno altri che, se non rimpiazzati, potrebbero creare ulteriori disagi e rischi per la salute, soprattutto per anziani e fragili e le cosiddette zone carenti, ovvero gli ambiti territoriali dove è necessario colmare il fabbisogno e garantire una diffusione il più capillare possibile dei medici di famiglia. 

Problema nazionale. Quanto sta accadendo in provincia è lo specchio di una situazione diffusa in tutte le regioni italiane: come riportato in un recente report della fondazione Gimbe in Italia mancano all’appello oltre 3.100 medici di famiglia mentre i pensionamenti previsti entro il 2026 sono 11.400. Una situazione che allarma anche il segretario della federazione dei medici di medicina generale provinciale Fiormilio Di Carlo, fresco di nomina, internista, medico in Sabina. 

La situazione. «Oggi la stragrande maggioranza dei medici di famiglia non si sentono appagati dalla professione – spiega Di Carlo - a pesare, il carico burocratico che riduce il tempo da dedicare al proprio assistito, le condizioni economiche, il bilanciamento con la vita privata. La crisi della professione nasce da questa condizione ma l’emergenza in atto è anche il frutto di un’inadeguata programmazione che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Nella nostra provincia, a preoccupare non è tanto l’attuale numero di medici presenti sul territorio ma i pensionamenti che si andranno a determinare a breve. Basti pensare che solo a Torri in Sabina, territorio dove opero, i pensionamenti saranno quattro. Si tratta di medici nati tra il 1955 e il 1957». 
L’entità di quello che nei prossimi anni sarà considerato un vero fenomeno è condizionata anche da altri fattori: la scelta dei medici di famiglia di andare in pensione prima dei 70 anni, il numero di borse non assegnate e l’abbandono del Corso di formazione in medicina generale. «Una accelerazione dei prepensionamenti si è evidenziata con il covid.

I medici di famiglia durante la pandemia hanno svolto un ruolo fondamentale sul territorio, sopportato carichi di lavoro enormi accumulando stress, paura, stanchezza e ansia. Molti non hanno retto e all’idea di restare fino al limite consentito hanno preferito lasciare prima», aggiunge Di Carlo. A questo vanno aggiunte le diverse modalità d’accesso al servizio e alle prestazioni erogate dai medici di famiglia che hanno determinato un aggravamento delle modalità di lavoro. Durante il covid, l’utilizzo della messaggistica per contattare il proprio medico è cresciuta enormemente. E questo canale ormai resta aperto. Ciò vuol dire che un professionista con 1.500 pazienti (numero medio di assistiti per medico di famiglia) riceve ogni giorno un numero di messaggi difficili da gestire, che si somma al lavoro quotidiano e alle maggiori incombenze burocratiche. 

Nuovi inserimenti. «E’ evidente che se non ci saranno nuovi inserimenti si creeranno zone carenti - prosegue Di Carlo - In provincia, si riscontrano già disagi nell’alta valle del Velino: ad Antrodoco è andato in pensione un collega, ora sarà necessario attendere la sostituzione che speriamo possa avvenire presto». Una desertificazione quella descritta, che potrebbe lasciare scoperte decine di persone con conseguenze sempre più rilevanti per l’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale e soprattutto per la salute della popolazione. «La difficoltà di sostituire i medici in pensione – conclude Di Carlo – risiede anche nel fatto che il reatino è una provincia orograficamente difficile, con aree complesse da raggiungere per le note difficoltà viarie. Tutto ciò non aiuta nella scelta un giovane medico avviato alla professione così da aggravare ulteriormente la crisi del reclutamento».

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