Andata in fumo lo scorso agosto per una circostanza nemmeno un po' marziale, come forse avrebbe richiesto la stentorea storia della grande scritta visibile da Roma: un agricoltore innescò il rogo alle pendici del monte Giano dimenticando - ipotizzano gli investigatori - di spegnere il falò con cui aveva fatto bollire la passata di pomodoro. Il passato ingloriosamente cancellato da una passata.
L'inchiesta della Forestale, dopo che il contadino negò di essere lui il responsabile, è ancora in corso. Le più danneggiate, in agosto, furono le letterone V e X.
Adesso in una una nota il vicepresidente di CasaPound Italia Andrea Antonini: «Circa 200 le persone che hanno contribuito alla riparazione dell'opera realizzata nel 1939 dagli allievi della scuola Guardie Forestali di Cittaducale, ripiantumando e mettendo a dimora mille pini austriaci, analoghi a quelli andati distrutti, acquistati grazie alla raccolta fondi a cui hanno partecipato tantissimi italiani».
«Questa è CasaPound - aggiunge Antonini - e questi sono gli uomini che ne fanno parte: persone che si mettono in gioco in prima persona, che agiscono e risolvono i problemi, persone che amano la propria terra e che non hanno paura di rimboccarsi le maniche quando è necessario. Quello di oggi è però anche un atto simbolico. Vogliamo che l'Italia, e il Lazio con lei, torni a essere quello che era una volta: un Paese coraggioso e capace di opere straordinarie, come fu quella scritta realizzata durante il fascismo, che ancora oggi rappresenta un presidio indefettibile per la sicurezza del territorio reatino. Un paese dove non ci sono territori che fagocitano tutte le risorse e periferie abbandonate a loro stesse, ma una comunità organica che lavora insieme per il bene di tutti».
Anche nel recente passato la scritta vasta come otto campi da rugby venne restaurata: nel 1998 la Regione Lazio stanziò 260 milioni di lire. La giunta dell'epoca? Di centrosinistra, guidata da Badaloni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA