Rieti, i Benedetti e il futsal
nel dna: dal padre Piero
al figlio Matteo. L'intervista

Matteo e Piero Bendetti
di Mattia Esposito
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Venerdì 15 Gennaio 2016, 11:48 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 14:52
RIETI - Si possono tramandare le passioni?. Certamente si, di padre in figlio, come si fa per le tradizioni e per i valori. La passione per il calcio a 5 , a casa Benedetti, è qualcosa a cui non si può rinunciare, una passione che negli anni si è consolidata, sia in papà Piero, sia in Matteo. Piero Benedetti è, di fatto, uno che il calcio a 5 lo ha visto nascere, ai tempi della Tie Break e della Texas Instruments, le prime squadre che a Rieti si muovevano su scala nazionale, conquistando traguardi importanti e portando alla ribalta una disciplina fino a quel momento sconosciuta. A cavallo tra la fine degli anni 80 ed i primi anni 90 Piero allenava una delle realtà più belle dello sport reatino con Matteo pronto a seguirlo ed imparare. Come detto, negli anni la passione si è consolidata, sia per l’uno che per l’altro, rendendo il calcio a 5 qualcosa a cui difficilmente rinunciare. Ripercorriamo insieme la storia di Piero e Matteo.


Com'è nata la passione per il calcio a 5?

Piero: “Ho mosso i primi passi in questo sport ai tempi della Tie Break e della Texas Instruments, una bellissima realtà che partecipò anche al campionato di serie A. La squadra, negli anni, ha subito diverse trasformazioni, diventando poi Rieti calcio a 5, chiudendo con ben sei anni di serie B. Poi la chiusura della Texas, purtroppo, portò alla scomparsa della squadra, nonostante abbiamo provato a resistere altri due anni”.

Matteo: “Seguivo mio padre ai tempi della Texas e della Tie Break, iniziando a giocare con la loro squadra Juniores, avevo solo 14 anni. Poi la mia carriera da giocatore si è sviluppata quasi tutta nei campionati di serie D in giro per la provincia, ma è grazie a mio padre che ho avuto la fortuna di avvicinarmi a questo sport”


Cosa vi dà il calcio a 5 il calcio a 5 di unico rispetto agli altri sport? Perché questa scelta?

Piero: “Il calcio a 5 è sempre stato in grado di darmi nuovi stimoli, studiando e cercando di migliorare ogni giorno. In questo è unico, anche perché negli anni si è evoluto tantissimo, e c’è sempre da imparare e migliorarsi”.

Matteo: “Anche quando giocavo, il ruolo di allenatore mi affascinava particolarmente, il calcio a 5 è uno sport dinamico e veloce, dove è importante avere una buona tecnica e pensare molto. Ho trovato questo aspetto molto interessante”.


Come definireste la vostra carriera fino a oggi?

Piero: “Sicuramente questo sport mi ha dato tanto, anche se purtroppo gli impegni di lavoro mi hanno sempre impedito di fare scelte differenti e provare esperienze anche fuori. Sono felice perché nella mia lunga carriera mi sono tolto tante soddisfazioni, sia ai tempi della Texas, ma anche in giro per la provincia. Ora mi sto dedicando al progetto Montebuono, che ho visto nascere grazie anche alla collaborazione con Roberto Pietropaoli, ed è questa la mia priorità. Quando pensavo di essermi sistemato, però, è arrivata anche la chiamata del Monte San Giovanni, che cerca una salvezza nel campionato di C2, e ho deciso di mettermi di nuovo in gioco. Sarebbe bello portare la squadra alla salvezza, anche se non sarà affatto facile”

Matteo: “Come detto prima, almeno da giocatore, la mia carriera è stata piuttosto limitata. Come si è presentata l’occasione, ho deciso di prendere il patentino da allenatore, e sicuramente l’esperienza più bella è stata quella a Terni con la Ternana. Li ho vinto un campionato di serie D, uno di C2, e l’anno successivo ho lasciato la squadra quando eravamo al quinto posto in serie C1. Ora l’esperienza con gli Hurricanes, che comunque mi sta dando stimoli importanti”.


Quali sono i vostri sogni? E i vostri rimpianti? Cosa vi sentite di dire l'uno all'altro?

Piero: “Come ho detto prima, il mio rimpianto più grande è quello di essere stato frenato dagli impegni di lavoro. Nonostante questo sono felice perché mi sono tolto tante soddisfazioni. Oramai, a 65 anni, avere dei sogni risulta difficile, voglio solo continuare a dedicarmi come posso a questo bellissimo sport. A Matteo dico di continuare a metterci questa grande passione e di continuare a studiare, perché c’è sempre tantissimo da imparare”.

Matteo: “Il mio grande rimpianto è come si è chiusa l’esperienza a Terni, avrei preferito un epilogo diverso rispetto all’esonero. Guardando avanti mi piacerebbe lavorare con una squadra under 21 nazionale oppure con una serie A Elite femminile, oltre ovviamente alla serie A maschile, che resta il sogno più grande di tutti. A mio padre dico solo un grande grazie, per avermi fatto conoscere e apprezzare questo meraviglioso sport”.


E’ proprio vero che si vive di passioni, e quando queste resistono negli anni, anche di fronte agli imprevisti e alle difficoltà, creano legami e ricordi senza tempo, di padre in figlio, due soldati da sempre al servizio del calcio a 5. Più semplicemente, Piero e Matteo Benedetti.
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