Rieti, Guardia medica:
un coro di «no» in Sabina

Guardia medica
di Samuele Annibaldi
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Mercoledì 11 Maggio 2016, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 14:12
RIETI - «Non toccate la guardia medica». Fioccano le reazioni contrarie dei sindaci sulla misura allo studio del Governo che pensa di chiudere il servizio di guardia medica, sostituendolo per 16 ore al giorno (dalle 8 alle 24) con i medici di famiglia, operativi in un sistema di «aggregazioni territoriali» funzionali in bacini di 20-30 mila utenti, mentre di notte (24-08) si dovrà chiamare il 118 o andare direttamente al Pronto soccorso. Ieri le prese di posizione di Giancarlo Micarelli sindaco mirtense dove ha sede un presidio di guardia medica e di Stefano Petrocchi, sindaco di Casperia e presidente della Comunità montana Sabina. I due sottolineavano come una misura del genere sarebbe devastante per i territori come la Bassa Sabina lontani ore dal più vicino Pronto soccorso. Ieri al coro si sono aggiunte le voci di Franco Gilardi, sindaco di Stimigliano e presidente dell'Unione dei Comuni della Bassa Sabina. «Basta tagliare - dice Gilardi - in un territorio depauperato già dell'ospedale di Magliano, con un sistema viario che è sotto gli occhi di tutti. Un territorio che di notte in caso di emergenza dovrebbe far capo a Rieti, distante un'ora o Roma distante altrettanto? Non ci siamo proprio». Da Cantalupo il sindaco Paolo Rinalduzzi si chiede. «Siamo sicuri - si chiede - che questo è il messaggio giusto che si deve dare a un territorio dove emergenze e cose da migliorare ce ne sono tante? Se tagli servizi anziché potenziarli si è sicuri che poi si possa dare un futuro decoroso e trovare le motivazioni giuste scegliendo di far crescere qui i propri figli?». Un altro sindaco contrario è Davide Basilicata di Fara, che ospita un altro presidio di guardia medica. «Questa misura - spiega - non può essere applicata a un territorio come il nostro frammentato e con carenza di strutture ospedaliere. La guardia medica rappresenta un presidio sanitario fondamentale, eliminarla significa mettere in discussione il rispetto del diritto alla salute».
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