Solo benefici tangibili giustificano lo strappo

di Giulio Sapelli
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Venerdì 28 Settembre 2018, 08:02
La Riforma di Lutero cambiò la storia del mondo perché donò al popolo tedesco una identità nazionale, fondata sul consenso tanto della borghesia cittadina quanto dei nobili elettori dell'Imperatore, creando i prerequisiti di quello che sarebbe poi divenuto, nell'Ottocento, l'impero tedesco unificato. Uno stato fondato, come scriveva Otto Hintze, su un popolo come unità di destino. La Riforma di Lutero agì ed ebbe uno straordinario successo perché coloro che ne furono i protagonisti ne trassero benefici tanto di breve quanto di lungo periodo.

Se mi si permette questo ambizioso paragone, ciò che deve proporsi il governo oggi in carica è una sorta di riforma luterana, che abbia per oggetto non più la Chiesa ma l' Europa così come si è via via formata dopo l' unificazione monetaria e l'insieme di trattati che ne costituiscono l'impalcatura.
Prima dei trattati occorre riformare i regolamenti che non hanno nessun valore legale, come ci insegnò Giuseppe Guarino, ma che costituiscono, tuttavia, una consuetudine che ha valore compulsivo in base ai rapporti di potenza che legano gli Stati europei. Ebbene, guai se questo slancio riformatore fosse pensato come evento possibile solo in base ai benefici immediati che possono derivare nella battaglia elettorale prossima o lontana.

Al popolo italiano e agli altri popoli europei che volessero seguirne l' esempio riformatore vanno offerti con lungimiranza e decisione da statisti i benefici futuri, di lunga durata. Quelli che fondano una nuova agenda della politica economica europea. Ed ecco il punto: senza dare le necessarie garanzie di stabilità ai mercati, lo strappo dell'innalzamento del deficit - pur motivato dalla realizzazione di riforme promesse agli elettori come quella delle pensioni o il cosiddetto reddito di cittadinanza - rischia di far bruciare i miliardi, guadagnati grazie allo sforamento dei parametri, sull'altare dello spread: vanificando di fatto le risorse liberate e mettendo a rischio la solidità del Paese sui mercati. Conviene?

Per evitare tutto ciò è necessario impostare anche una profonda riforma della comunicazione politica: per gli elettori conta solo conseguire nel lungo periodo vantaggi sul fronte dell'occupazione, dell'aumento del reddito alle famiglie e del profitto delle imprese in una condizione di stabilità dei rapporti con i grandi investitori istituzionali e con coloro che devono rendere solvibile e quindi sostenibile il nostro debito pubblico.

E' ciò che fanno da anni i francesi che non discutono di indicatori numerici, ma propongono misure di riforma anche profondissime rispetto ai tetti di deficit e di debito europei . Si pensi a quella sorta di reddito di cittadinanza proposto da un Macron ammaccato ma più che mai determinato nel perseguire quell'obiettivo contestualmente a un taglio fiscale di grande portata). Insomma, queste riforme devono essere presentate non come sfida ai tetti imposti dalla tecnocrazia europea, ma come rispetto del patto stipulato con l' elettorato. Patto che viene prima di ogni potere tecnocratico europeo e che come tale va rispettato sempre.

Mi si dirà che questo è il frutto del minor debito pubblico della Francia, un ragionamento utile, ma che da solo non tiene: quella determinazione(politica e non di agitazione e di propaganda) è il frutto, piuttosto, del fatto che la Francia è una potenza nucleare (l' ultima rimasta in Europa dopo la Brexit) e del fatto che i francesi da sempre contendono ai tedeschi il primato negli equilibri di potenza in Europa. L' Italia, che non ha l' atomica, ma ha l' alleanza strategica di lungo periodo con gli Usa quale che sia il Presidente, deve agire negoziando e agendo con autonomia ma con i fatti e senza impensierire i grandi investitori che sorreggono il nostro debito, abbandonando la logica dei benefici politici immediati per perseguire e consolidare i benefici futuri, ossia quelli che ci daranno la possibilità di potere cambiare i regolamenti europei e poi i Trattati.

Tutto ciò si ottiene non con la guerra delle cifre ma negoziando per ottenere la realizzazione dello scorporo dal calcolo dei debito delle spese per investimenti, per la instaurazione di una nuova logica dei finanziamenti attraverso la mutualizzazione dei medesimi seguendo la logica degli Euro Bond su cui Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio fecero proposte dimenticate e che vanno invece riproposte all'attenzione pubblica superando steccati politici e realizzando convergenze tra tutti i partiti sull' obbiettivo fondamentale. Che è uno solo: la riforma profonda delle regole europee, superando così gli stupidi e non sostenibili dogmi dell' austerità.

Si intravede già all'orizzonte una nuova ondata negativa che abbasserà ancor più i tassi - già bassissimi - della crescita europea. Solo gli Usa continueranno a crescere, proprio perché non hanno perseguito politiche economiche come quelle europee che sono le peggiori del mondo. Ma per cambiarle occorre pazienza, perseveranza, alleanze ampie sia con gli operatori dei mercati sia tra le nazioni europee in un lungo e incessante lavoro di tessitura. Le grida di manzoniana memoria non solo sono inutili, ma dannose, perché pongono in pericolo la stabilità di governo. Il bene più prezioso su cui l' Italia di oggi può contare per rifondare la sua politica economica e riprendere il cammino della crescita. Per far questo occorre pazienza. E la pazienza è la vera virtù dei rivoluzionari.
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