Salvini a Berlusconi: tratto su Milano e palazzo Chigi

Salvini a Berlusconi: tratto su Milano e palazzo Chigi
di Renato Pezzini
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Martedì 22 Settembre 2015, 06:09 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 16:15
Tutti lo vogliono, tutti lo cercano, tutti lo invocano: Paolo Del Debbio sindaco di Milano. Ma lui, l'uomo che ha accompagnato e guidato i primi passi di Silvio Berlusconi nell'avventura di Forza Italia (era il 1993) resiste. E anzi, giura che mai e poi mai: «Il mio è un no definitivo» dice. Tuttavia di definitivo in politica non c'è mai nulla. Specie se intorno al suo nome si disegnano strategie e progetti di accordo fra il Cavaliere e la Lega di Salvini che non riguardano solo il Municipio milanese, ma anche la scelta dell'anti-Renzi per le elezioni politiche.



LE AMBIZIONI DEI FORZISTI

Il mandato del sindaco Pisapia (centrosinistra) scade il prossimo anno. Lui ha già annunciato ufficialmente con non si ricandiderà e al momento non c'è nulla che faccia ipotizzare un ripensamento. Nella zona Pd e dintorni si fatica a trovare un possibile sostituto, e inevitabilmente le difficoltà del centrosinistra attizzano le ambizioni di chi sta dall'altra parte della barricata. Salvini stesso si era detto disponibile a candidarsi per guidare la propria città. Altri - Maria Stella Gelmini, Paolo Romani, Maurizio Lupi - non sono mai usciti allo scoperto, ma sarebbero prontissimi a dire sì.



Il problema è che Silvio Berlusconi preferirebbe giocare la carta di un «non politico», e Paolo Del Debbio dal proprio punto di vista ha il profilo ideale. Era uno dei suoi consiglieri nei mesi della «discesa in campo», si candidò pure nel 1995 per la presidenza della Toscana (sconfitto da Vannino Chiti), fece per un po' l'assessore alla sicurezza a Milano, ma poi si dedicò ad altro. Conduttore di talk-show, da Mattino Cinque e Quinta Colonna, è uno dei volti più popolari di Mediaset, con uno stipendio assai più alto quello che guadagnerebbe da sindaco.



L'ENDORSEMENT DI MATTEO

Dopo qualche titubanza, adesso anche Matteo Salvini ha virato con decisione sul suo nome: «A me lui piace più di tutti gli altri. In questi anni si è allontanato dalla politica dei partiti, ma so che ama Milano più di me, e da giornalista è sempre attento agli ultimi, ai dimenticati, a chi ha di meno». Insomma, un endorsement senza equivoci. A cui il diretto interessato replica con l'ennesimo diniego: «Grazie, ma il mio no rimane tale. E faccio una scommessa: se dovessi cambiare idea mi raserò i capelli a zero, e solo da un lato».



Quel che più conta, tuttavia, non è tanto il gran rifiuto del corteggiatissimo Del Debbio, ma l'inequivocabile apertura a un candidato berlusconiano fatta da Salvini. Lui e il Cavaliere hanno fatto sapere che prossimamente si incontreranno per sciogliere il «nodo Milano», e il fatto che il segretario della Lega Nord si prepari ad andare ad Arcore con l'aria di chi è disposto ad accondiscendere ai voleri del Cavaliere fa capire che sul tavolo non vuole mettere soltanto la grana del candidato per Palazzo Marino, ma anche la questione dei rapporti con Forza Italia in vista delle politiche.

OBIETTIVO PALAZZO CHIGI



Gli ultimi sondaggi hanno lanciato qualche segnale d'allarme a Salvini. L'irresistibile ascesa della Lega Nord pare essersi rallentata, se non addirittura fermata. La pervicace insistenza sul tema dell'immigrazione ha dato i suoi frutti, ma l'impressione è che più di così non possa dare. Inoltre, il vagheggiato sfondamento al sud non c'è stato, né si vedono barlumi di un futuribile allargamento dell'area di consenso del Carroccio fuori dai propri confini tradizionali. Però, stando ai numeri della demoskopea, la Lega sta ancora davanti a Forza Italia e Salvini deve battere il ferro finché è caldo.



L'arrembante leader leghista, come si sa, ha da tempo archiviato l'ipotesi di fare il sindaco di Milano poiché le sue ambizioni nel frattempo sono cresciute: ora vuole fare il leader della coalizione, vuole essere il candidato del centrodestra che si opporrà a Renzi. Sondaggi alla mano, contava di imporre la propria leadership con la forza dei numeri. Ma visto che i numeri adesso sono meno gratificanti, si vede costretto a trovare un accordo con Berlusconi. E il via libera a un candidato del Cavaliere per il Comune di Milano è un gesto di disponibilità al dialogo.