Matteo Salvini, Nicolò Ghedini ed Elisabetta Gardini erano intervenuti in salvataggio di Massimo Bitonci ieri in extremis: «Se davvero due consiglieri di Forza Italia pensano di mandare a casa il sindaco di Padova Massimo Bitonci vuol dire schierarsi contro tutta la Lega e mettere in discussione le alleanze a ogni livello. La Lega è orgogliosa di come Massimo e la sua squadra hanno ripulito e rianimato Padova, e siamo solo all'inizio!», aveva assicurato il leader leghista.
Sembrava che l'allarme fosse temporaneamente rientrato ma poi in serata la situazione è precipitata ed è così finita l'era Bitonci a neppure metà mandato da sindaco. L'ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il caso Saia: l'insofferenza dell'assessore alla Sicurezza, Maurizio Saia, in lotta aperta col comandante della polizia locale e un nutrito gruppo di consiglieri (anche di maggioranza), il contuinuo tira e molla sulle sue dimissioni, ha logorato quello che restava dell'appoggio a Bitonci.
Ieri la situazione a Palazzo Moroni era tesissima, eppure, ancora nel pomeriggio Bitonci ostentava tranquillità: «Tra l’assessore Saia e il comandante Paolocci ci sono alcune normali incomprensioni, chiamiamole pure "scazzi", come potrebbero esserci tra il sottoscritto o qualche altro assessore e un dirigente. A mio parere però – spiegava Bitonci – si tratta di divergenze che sono tranquillamente ricomponibili. Ed è proprio quello che cercherò di fare nelle prossime ore».
Nulla di fatto, ieri sera intorno alle 23 nello studio di un notaio in via Santa Lucia si è consumato l'ultimo atto della giunta. Ma anche questa ipotesi era stata già presa in considerazione ieri dall'ormai ex sindaco di Padova: «Se per una congiura di palazzo non avrò più i numeri in consiglio comunale - scandiva ieri Bitonci - mi ricandiderò sindaco perché so che la maggior parte dei padovani è ancora con me».
© RIPRODUZIONE RISERVATA