Naziskin a Como, Bossi contro Salvini: «La Lega non deve cercare quei voti»

Naziskin a Como, Bossi contro Salvini: «La Lega non deve cercare quei voti»
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Sabato 2 Dicembre 2017, 19:12 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 14:45

Dopo Roberto Maroni, anche Umberto Bossi prende le distante dagli skinhead del blitz di Como. «Il mondo è pieno di matti: quei voti la Lega non deve cercarli. Io sono di una famiglia di antifascisti, combattenti non chiacchieroni: mia cugina è morta sul Monte Rosa. La penso come Spinelli, che considerava lo Stato Nazione il male assoluto anche se qualcosa di buono lo ha fatto come contenitore della democrazia», dichiara il «padre» del Carroccio. Plaude Matteo Renzi: «Adesso che glielo ha detto il Senatur, speriamo che Salvini capisca», afferma.

Ma il segretario della Lega tiene il punto: «Per buonisti, sinistri e giornalisti - dichiara Matteo Salvini - il problema dell'Italia sono dieci ragazzi di destra che leggono un volantino. Per me invece il problema sono le migliaia di clandestini che picchiano, rubano, stuprano». Dalla Lega sottolineano che le parole di Salvini non sono una replica a Bossi, ma portano alla luce una frattura nel partito. Che Renzi subito rimarca: «Alla fine persino Bossi deve spiegare a Salvini che con le provocazioni dei Naziskin non si scherza», scrive su Twitter il segretario del Pd chiamando a raduno per il corteo antifascista di sabato 9 dicembre a Como.

Ma Salvini replica rilanciando una manifestazione, il 10 dicembre a Roma, «per il rispetto delle regole, ordine, espulsioni, tranquillità e immigrazione sotto controllo». Intanto nel castello che vent'anni fa ospitò il Parlamento padano si riunisce una «minoranza» leghista, composta da alcune centinaia di militanti e simpatizzanti. Sulle note di Và Pensiero, i cori per la 'Padania Liberà, gli applausi alla Catalogna e gli sfottò al tricolore. La Lega di sempre. Contro la deriva «fascio-leghista» proposta da Salvini, si riuniscono i militanti che vogliono il Carroccio resti «sindacato del Nord».

Gli organizzatori sono l'assessore lombardo Gianni Fava, sfidante di Salvini alle ultime primarie, e il deputato Gianluca Pini, affiancati sul palco dall'ex presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni. Nessuno evoca scissioni. «Non siamo reduci - dichiarano dal palco -. Vogliamo mantenere il diritto di essere leghisti nella Lega. Questa è la nostra casa». E Roberto Maroni manda un messaggio via Twitter: «Oggi si discute di cose importanti, a Chignolo Po, un luogo che è nel cuore di tutti i leghisti veri #leganord». Bossi va invece di persona e sfida Salvini: «non cerchi i voti degli skinheads». «La linea di Salvini - dichiara Bossi - è sbagliata punto e basta. Sapete perché non sono andato via? Perché se andavo via finiva la Lega, però poi tutti noi dobbiamo parlare quando è il momento, sarebbe troppo comodo criticare senza fare la partita». Nessuna rottura: alla fine la rimpatriata a Chignolo Po serve a prendere le distanze da quell'estrema destra vista in azione a Como e sulla quale i nordisti vorrebbero la condanna di Salvini. Una condanna che però, a serata, non arriva.


Intanto nel castello che vent'anni fa ospitò il Parlamento 'padanò si riunisce una «minoranza» leghista, composta da alcune centinaia di militanti e simpatizzanti. Sulle note di Và Pensiero, i cori per la 'Padania Liberà, gli applausi alla Catalogna e gli sfottò al tricolore. La Lega di sempre. Contro la deriva «fascio-leghista» proposta da Salvini, si riuniscono i militanti che vogliono il Carroccio resti «sindacato del Nord». Gli organizzatori sono l'assessore lombardo Gianni Fava, sfidante di Salvini alle ultime primarie, e il deputato Gianluca Pini, affiancati sul palco dall'ex presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni. Nessuno evoca scissioni. «Non siamo reduci - dichiarano dal palco -. Vogliamo mantenere il diritto di essere leghisti nella Lega. Questa è la nostra casa».

E Roberto Maroni manda un messaggio via Twitter: «Oggi si discute di cose importanti, a Chignolo Po, un luogo che è nel cuore di tutti i leghisti veri #leganord». Bossi va invece di persona e sfida Salvini: «non cerchi i voti degli skinheads». «La linea di Salvini - dichiara Bossi - è sbagliata punto e basta. Sapete perché non sono andato via? Perché se andavo via finiva la Lega, però poi tutti noi dobbiamo parlare quando è il momento, sarebbe troppo comodo criticare senza fare la partita». Nessuna rottura: alla fine la rimpatriata a Chignolo Po serve a prendere le distanze da quell'estrema destra vista in azione a Como e sulla quale i nordisti vorrebbero la condanna di Salvini. Una condanna che però, a serata, non arriva.

L'inchiesta
Ci sono anche due genovesi tra i 13 skinheads autori del blitz a Como nella sede di un'associazione che si occupa di accoglienza e assistenza ai migranti avvenuto martedì scorso durante un'assemblea durante la quale hanno letto un loro proclama. I due militanti di estrema destra sono stati identificati e denunciati dagli agenti della Digos di Genova che, in collaborazione con i colleghi di Como, Piacenza e Lodi, hanno ricostruito l'accaduto. Gli agenti li hanno riconosciuti nel video che riprende l'incursione grazie a un logo, quello di ' Genova Fronte Skinhead', riportato sui loro giubbotti. Si tratta secondo le ricostruzioni di due soggetti già noti per l'appartenenza a gruppi di  estrema destra risultati residenti a Rossiglione e Montebruno, nell'entroterra della provincia di Genova. Entrambi sono accusati di violenza privata.

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