Il ministro Franceschini: «Archeologi con i militari per presidiare i siti a rischio. Pronti a partire subito»

Il ministro Franceschini: «Archeologi con i militari per presidiare i siti a rischio. Pronti a partire subito»
di Mario Ajello
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Domenica 18 Ottobre 2015, 03:49 - Ultimo aggiornamento: 09:38
Ministro Franceschini, tutto è cominciato con una sua intervista sul «Guardian», in cui sottolineava l'importanza di salvaguardare i patrimoni culturali dell'umanità. E ora una truppa di Monuments men, come quelli del film ma targati Onu, salverà lo spirito del mondo dalle bombe del Califfo?



«Sarà una forza multinazionale, la cui necessità deriva da tutti gli episodi di distruzione culturale che si stanno susseguendo per mano dei terroristi in Iraq, in Siria e in altri Paesi. Ogni nazione darà il suo contributo. E l'Italia è vista come un Paese guida. Non solo perchè è quello che ha lanciato la proposta firmata da 83 ministri della cultura all'Expo di Milano, e ora votata dall'Unesco, ma anche perchè con il nostro Comando dei carabinieri per la tutela culturale siano all'avanguardia in questo campo. Tutti riconoscono l'eccellenza che abbiamo. E non sa quante volte, parlando con i miei colleghi ministri di altre nazioni, mi fanno i complimenti per episodi di ritrovamento, grazie alla collaborazione con i nostri carabinieri, di qualche tesoro artistico scomparso in Europa o altrove».



Ma i miliziani dell'Isis fanno stragi di persone e nessuno li riesce a fermare, mentre un drappello di caschi blu dovrebbe riuscire a bloccarli quando attaccano musei e siti archeologici?

«Innanzitutto, ci sarà l'intervento preventivo. Se sai che c'è un sito da difendere, lo presidi. Oltre a proteggere, come già si fa con il peace keeping, le popolazioni, si allarga la protezione ai luoghi culturali e ai monumenti. E questo tipo di misure hanno la loro efficacia».



Davvero potranno bastare perchè non si ripeta un'altra distruzione dei Buddha di Bamiyan o di posti stupendi come Nimrud?

«Ci sarà una doppia protezione integrata. Il modello di Monuments men è quello che ci vuole. In quel film, e nella realtà della seconda guerra mondiale, le forze alleate avevano dei corpi specializzati nella tutela del patrimonio culturale e nella difesa delle opere d'arte dai furti. Allora si trattava di contrastare i nazisti, adesso di fermare la furia distruttiva dei terroristi. Il tema naturalmente è di primissimo rilievo. E noi, come ministero dei Beni Culturali, stiamo preparando tra l'altro una mostra, per la fine del 2016, dedicata a tutto il lavoro straordinario che facevano i nostri soprintendenti per salvare dai nazisti le opere d'arte. Sia dalla distruzione sia dal trafugamento. E il recupero del materiale rubato, e poi venduto dai terroristi per finanziare le loro organizzazioni, è un terreno fondamentale sul quale si muoveranno i caschi blu».



Contro il Califfo varranno le stesse tecniche di difesa usate contro Hitler?

«Per difendere da eventuali bombardamenti il David di Donatello, per esempio, a suo tempo venne eretta una costruzione di pietra che lo copriva tutto. Io immagino in certi casi anche interventi così. Comunque sul da farsi, sulle regole d'ingaggio dei caschi blu della cultura, su quanto costerà l'operazione e sull'entità numerica di queste truppe di interposizione decideranno l'Unesco e l'Onu».



Quali sono i tempi perchè la cosa diventi operativa?

«Credo brevi. Venti giorni fa questo tema è stato al centro dell'intervento di Renzi alle Nazioni Unite e mi sembra che, da allora, ci si è mossi con velocità. Il 6 novembre il ministro degli esteri, Gentiloni, quello della Difesa, Pinotti, ed io ci vedremo per fare altri passi operativi».



In queste truppe ci saranno archeologi e storici dell'arte?

«Credo di sì. Del resto team di pronto intervento per l'arte, nei casi di calamità naturale, esistono già e l'Italia è particolarmente impegnata su questo fronte. Dopo il terremoto in Nepal è partita una nostra squadra di studiosi. E hanno definito una serie di interventi insieme al governo locale. Nella legge di stabilità di quest'anno, che alla cultura non dà immeritati tagli di spesa ma più finanziamenti, ci sono tra l'altro due misure legate anche a questo tema del salvataggio dei patrimoni universali. La prima è che, in deroga ai divieti di assunzione nella pubblica amministrazione, potremo assumere 500 giovani a tempo indeterminato: e si tratta di archeologi e altre professionalità che serviranno anche sul fronte internazionale».



La seconda?

«Ho triplicato i fondi, oltre che alle biblioteche, agli archivi, agli istituti storici, anche all'Istituto centrale del restauro, all'Opificio delle pietre dure e all'Istituto delle patologie del libro. Sono strutture che formeranno professionalità assai utili nella lotta contro la distruzione della memoria, delle culture e delle religioni invise ai terroristi».



Si comincerà con la difesa di Palmira?

«Per Palmira, purtroppo, è troppo tardi. Perchè è già zona controllata totalmente dall'Isis. Saranno Unesco e Onu a decidere quando e dove intervenire».



Pompei e dovremmo salvare Leptis Magna in Libia o altre meraviglie straniere?

«Non scherziamo! Proprio gli ispettori Unesco hanno riconosciuto che a Pompei i problemi sono risolti. Ed è uno dei luoghi più visitati del mondo».