Ipotesi Superprocura/ Sul credito evitare messaggi sbagliati

di Carlo Nordio
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Mercoledì 24 Gennaio 2018, 00:13
Tra le varie proposte che la Commissione d’inchiesta sulle banche intenderebbe formulare, pare vi sia quella della istituzione di una Procura Nazionale per i reati economici e finanziari. Idea che, sia pure con alcune varianti, sembra condivisa da Forza Italia, dal Pd e dai Pentastellati. Davanti a questa lodevole convergenza, stanno tuttavia alcuni problemi.

Primo. Una Procura unificata si giustifica se deve affrontare fenomeni omogenei, se dispone di poteri investigativi adeguati e se è munita degli strumenti processuali conseguenti. La stessa Procura Nazionale Antimafia è rimasta monca e semiparalizzata perché può operare soltanto con la mediazione delle Procure distrettuali periferiche. Tutti sanno che Giovanni Falcone, il suo ispiratore peraltro subito emarginato, rimase deluso dalla limitatezza dei poteri ad essa attribuiti. E in effetti, benché siano stati conseguiti alcuni risultati utili, non si può dire che lo scopo sia stato raggiunto. 

A distanza di trent’anni, mafia, camorra e ‘ndrangheta sono ancora lì, nonostante l’omogeneità dei reati e la cospicua dotazione di strumenti investigativi. Orbene, i reati economici, finanziari, bancari (e perché non anche tributari?) variano da settore a settore per configurazione ed intensità. E pertanto il compito di una Superprocura - non si sa come attrezzata - si presenterebbe di ancor più difficile esecuzione e opinabile risultato. 

Secondo. Una Procura interviene soltanto dopo la commissione del reato, non prima. Di conseguenza, affidarsi a un simile organismo significa ammettere sin d’ora l’inadeguatezza di ogni controllo preventivo, surrogato dall’intervento, futuro e incerto, della legge penale. Una sorta di autocertificata rassegnazione all’incapacità delle varie autorità di vigilanza di far bene il proprio mestiere. E’ vero che Consob e Bankitalia sono uscite assai malconce dall’esame della Commissione. Tuttavia questa devoluzione ulteriore di mansioni ne significherebbe quasi l’esautoramento, proprio adesso, quando giustamente si vuole rivedere l’intera disciplina finora rivelatasi carente. Non solo. Essa costituirebbe una sorta di minaccioso avvertimento alle Banche, nel delicato transito da una crisi epocale, mentre necessitano di fiducia e nuovi investimenti. Non perché non sia necessario un ritorno a una più stretta legalità, ma perché se ne affiderebbe la tutela all’organo deputato per definizione a reprimere le malefatte, come se queste fossero inevitabili.

Terzo. Questi reati sono difficili da indagare e ancor più difficili da punire. Quando, tempo addietro, scrivemmo un testo sulla loro configurazione, trovammo una significativa carenza di dottrina e di precedenti giurisprudenziali. Eppure il delitto di ostacolo alle funzioni di vigilanza esisteva già dal 1986 - prima di esser inserito nel Testo Unico del 1993 e successivamente nell’art 2638 del codice civile - ed è difficile credere che fino ad allora tutti gli Istituti si fossero comportati in modo impeccabile. Se i processi erano stati pochissimi, forse la ragione risiedeva nel fatto che la loro celebrazione era, appunto, di estrema complessità, con l’inevitabile estinzione per prescrizione. Ammoniti da questa salutare esperienza, crediamo che l’intervento di una Superprocura sarebbe in definitiva anche inutile. 
Ultimo, e forse più importante di tutti. La creazione di nuovi organismi deputati a combattere fenomeni specifici è già di per sé una manifestazione di debolezza delle istituzioni, perché quelle esistenti dovrebbero bastare . Orbene, se questo nuovo organismo fosse espressione del potere politico, e ne dividesse le responsabilità, potrebbe anche andar bene. Ma i componenti di questa Superprocura sarebbero pur sempre magistrati, con tutte le garanzie di indipendenza, autonomia ,e soprattutto di irresponsabilità che ne derivano. 

Sarebbe un ennesima resa davanti al potere delle toghe, di cui peraltro la stessa politica, con crescente vigore, lamenta l’intrusiva funzione di supplenza. Un ulteriore esempio di oscillazione schizofrenica alla quale purtroppo ci stiamo dolorosamente abituando.
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