Criminalità e politica. Non c'è dubbio che in Italia sia in atto una crisi «che ha segnato un grave decadimento della politica, contribuendo in modo decisivo a un più generale degrado dei comportamenti sociali, a una più diffusa perdita dei valori che nell'Italia repubblicana erano stati condivisi e operanti per decenni. Non deve mai apparire dubbia la volontà di prevenire e colpire infiltrazioni criminali e pratiche corruttive nella vita politica e amministrativa. Serve oggi una larga mobilitazione collettiva volta a demistificare e mettere in crisi le posizioni distruttive ed eversive dell'anti-politica e insieme sollecitare un'azione sistematica di riforma delle istituzioni e delle regole che definiscono il profilo della politica. Questo sforzo deve coinvolgere tutte le componenti dello schieramento politico».
Attività legislativa. «Mai era accaduto, come nel biennio scorso, l'avvio in Parlamento di metodi e atti concreti di intimidazione fisica, di minaccia, di rifiuto di ogni regola e autorità, di tentativi sistematici e continui di stravolgimento e impedimento dell'attività legislativa delle Camere.
Da troppo tempo si colpisce impunemente il funzionamento degli istituti principali della democrazia rappresentativa, non solo si stracciano in un solo impeto una pluralità di valori tradizionali o comunque vitali, ma si configura la più grave delle patologie con cui siamo chiamati come Paese civile a fare i conti: quella che penso possiamo chiamare la 'patologia dell'anti-politica'».
Unione europea. Ultimamente vediamo «svalutazioni sommarie e posizioni liquidatorie» rispetto all'Unione Europea: «Gli ingredienti dell'anti-politica si sono confusi con gli ingredienti dell'anti-europeismo». A tutto ciò «hanno certamente contribuito miopie e ritardi delle istituzioni comunitarie insieme a calcoli opportunistici degli Stati membri».
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