Formatosi alla scuola di Lionello Venturi e poi di Giulio Carlo Argan, è stato direttore della Calcografia nazionale, professore nell'Università di Palermo, poi in quella di Roma La Sapienza, dove ha diretto il Dipartimento di Storia dell'Arte. Dal 1983 al 1988 e dal 1992 al 2001 è stato prima vicepresidente, poi presidente del Comitato per i Beni Artistici e Storici nell'ambito del Consiglio Nazionale per i Beni Culturali. «L’ultima volta che ho visto Marinetti - ha ricordato Calvesi in una intervisa a Fabio Isman sul Messaggero - era a una Serata futurista, di fronte a Palazzo Venezia, nel 1941» .
«Ho davanti agli occhi quel Ritratto di Famiglia di Dottori del 1930-32 dove alle figure del padre, della madre e delle due sorelle era stata aggiunta, come avvolta in una simbolica placenta, la terza, la neonata Luce. Io avevo 14 anni».
Inediti di Caravaggio, crescono i dubbi degli studiosi
Era socio nazionale dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia di San Luca, dell'Istituto di Studi Romani e dell'Accademia Clementina di Bologna. Premio Viareggio per la saggistica nel 1990 per il volume "Le realtà del Caravaggio" (Einaudi, 1990), nel 2004 ha vinto il Premio Morassi per la storia dell'arte, conferito per il libro "Gli incantesimi di Bomarzo. Il sacro bosco tra arte e letteratura" (Bompiani, 2000). Nel 2008 gli è stato conferito il Premio Balzan «per lo straordinario lavoro svolto nel campo della storia dell'arte visiva moderna e contemporanea, che ha contribuito sia a una migliore comprensione della natura e dello sviluppo del modernismo sia allo studio dell'origine delle nuove tendenze dell'arte moderna».
Boccioni record: 16 milioni per la statua “Forme uniche della continuità nello spazio”. Il mistero del compratore
Maurizio Calvesi ha diretto la rivista "Ars" e nel 1984 ha fondato la rivista mensile "Art e Dossier", di cui è stato
direttore scientifico fino al 1995. Negli anni giovanili è stato redattore della rivista quadrimestrale "Storia dell'Arte" fondata e diretta da Argan, per poi dal 1992 diventarne direttore.
Calvesi è stato il primo studioso italiano a mettere in luce, nel campo artistico, le componenti dell'ermetismo rinascimentale, a introdurre nella critica spunti della psicologia freudiana e junghiana e, con Eugenio Battisti, a introdurre fin dagli anni Cinquanta l'iconologia. Integrando questi strumenti all'analisi formale e attributiva, nonché all'indagine di archivio, ha inaugurato un metodo che ha portato contributi innovativi, non di rado radicali, alla conoscenza di artisti come Piero della Francesca, Giorgione, Dürer, Caravaggio, Piranesi, Boccioni, Duchamp, De Chirico.
Le parole, i libri, le intuizioni, l'amore per l'arte di #MaurizioCalvesi ci hanno accompagnato si può dire da sempre, e per sempre i suoi insegnamenti saranno con noi. Gli dobbiamo tantissimo, che grande dolore la sua perdita. Riposa in pace 💐💐 pic.twitter.com/vu0HayUScs
— Giovanna Melandri (@GioMelandri) July 24, 2020
Ha promosso fin dal 1953 la rivalutazione del Futurismo con studi fondanti sull'insieme del movimento, su Marinetti e i singoli pittori. Ha seguito con assiduità l'arte della seconda metà del XX secolo, realizzando una militanza critica che si distingue per la continuità del lungo tragitto e la lucidità di indicazioni sempre tempestive e spesso in notevole anticipo.
«Oggi è un giorno molto triste per l’arte italiana che perde uno dei più importanti storici dell’arte, se non il più importante di tutto il Novecento», commentato su Facebook il critico Alberto Dambruoso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA