Ballottaggi, boom di voti Fi-Lega con l'assist grillino

Berlusconi e Salvini
di Diodato Pirone
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Martedì 27 Giugno 2017, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 28 Giugno, 13:10

 Chi ha vinto di più fra chi ha stravinto le amministrative? Forza Italia o la Lega? Silvio Berlusconi o Matteo Salvini? O Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia? Impossibile tirare somme dettagliate rintracciando il colore azzurro (Fi) o verde (Lega) dei tantissimi nuovi primi cittadini insediati nei Municipi dal centrodestra. Molti dei nuovi sindaci di centrodestra non hanno tessere in tasca ma sono stati scelti dopo complesse alchimie fra i (tanti) partiti dell'area anche se non mancano sindaci marchiati Lega come quello di Alessandria, Gianfranco Cuttica, o di Verona, Gabriele Sboarina, o quello de L'Aquila, Pierluigi Biondi, vicino ai Fratelli d'Italia, o di Rieti Antonio Cicchetti, primo cittadino di Rieti di Forza Italia ma con una lunga militanza nella destra.

IL CASO PISTOIA
Clamorosa poi l'elezione di un sindaco di Fratelli d'Italia, Alessandro Tomasi, a Pistoia, uno dei bastioni rossi d'Italia. «Si può dire che nel centrodestra hanno vinto tutti - sintetizza Alessandra Ghisleri, guru elettorale di Euromedia - Molti sindaci sono stati indicati di comune accordo e anche il voto di lista del primo turno segnala spesso un discreto successo dei singoli partiti di centrodestra al di là di fattori locali e della presenza massiccia di liste dei sindaci». Un fatto è certo: in termini assoluti, nei capoluoghi il centrodestra prevale sul centrosinistra con 576.204 voti contro le 561.032 andati a Pd e alleati.

In questo quadro l'assist finale per i sindaci del centrodestra spesso è arrivato dagli elettori dei 5Stelle. L'Istituto Cattaneo lo dice esplicitamente: «Gli elettori del M5S se non hanno il loro candidato al ballottaggio, quando non si astengono, premiano tendenzialmente più il centrodestra».

Sempre secondo i ricercatori dell'Istituto bolognese a L'Aquila i pentastellati sono stati decisivi nell'affermazione del centrodestra. E un ruolo determinante lo hanno avuto anche a Genova e soprattutto a Pistoia votando un candidato chiaramente di destra. Dati parzialmente confermati dalla Swg secondo cui a Genova su 100 elettori pentastellati del primo turno 22 hanno votato a destra e 21 a sinistra. A Padova 16 per la sinistra e solo 2 per la destra. A Verona 22 per il leghista Sboarina e 14 per l'esponente civica/tosiana Bisinella.

Chi invece è chiamato a una profonda autocritica è il centrosinistra nel suo complesso, non solo il Pd.
«In quste elezioni il centrosinistra ha dimostrato di avere un elettorato infedele», spiegano i ricercatori dell'Istituto Cattaneo. Secondo i quali a Parma, ad esempio, una parte degli elettori che al primo turno hanno preferito il candidato del Pd Paolo Scarpa al secondo sono passati a Pizzarotti. Analogo fenomeno a L'Aquila. Un comportamento spiegabile soprattutto col peso del voto personale legato alle preferenze dei consiglieri che al secondo turno salta. In sostanza specie a L'Aquila (dove il candidato del centrosinistra era stato selezionato con primarie alle quali avevano partecipato apertamente esponenti ed elettori di una parte del centrodestra) una parte di elettorato che al primo turno ha preferito ìl centrosinistra al secondo turno è semplicemente tornato all'ovile perché non legato ad un progetto politico ben definito.

Interessante il comportamento degli elettori del centrosinistra ad Asti dove la sfida era fra centrodestra e M5s: si sono orientati prevalentemente verso il centrodestra, ma non in maniera compatta, come hanno fatto invece le altre liste civiche verso il candidato pentastellato.

A questo punto non resta che porsi una domanda: queste elezioni offrono elementi di valutazione ai partiti e all'elettorato in vista delle prossime politiche? «Non c'è dubbio: non è vero, contrariamente agli elementi che sembrano emergere prepotentemente, che da queste elezioni stia rinascendo il bipolarismo», è la sorprendente risposta di Enzo Risso, direttore della Swg. Perché? «Fra il primo e il secondo turno sono emerse cinque aree politico-culturali molto nette - continua il ricercatore triestino - Il centrodestra è in realtà diviso fra un'area moderata e un'area più anti-Ue e anti-immigrazione che attraversa sia Forza Italia che settori della Lega, poi esiste un'area social-riformista, una anti-casta e una di sinistra classica».

IL BISOGNO DI FUTURO
Secondo Risso alle amministrative ha vinto chi ha saputo «meglio raccontare il futuro» a queste comunità. «E questo sarà il pilastro delle prossime politiche: il bisogno della società italiana di tornare a credere nel futuro.

E' provato dal boom delle liste civiche che questa volta hanno eletto 47 sindaci contro i 23 della precedente tornata - sottolinea Risso - Si tratta di comunità che si organizzano per provare a governare le loro città. Il civismo è un fenomeno importante di queste elezioni ovviamente unito ad un alto grado di insoddisfazione che ha penalizzato chi governava, di qualunque colore esso fosse». Non si spiegherebbe altrimenti il passaggio al centrosinistra di città governate dal centrodestra come Padova e Lecce. Il tripolarismo però secondo Risso non è superato perché dove se ne è presentata l'occasione (Carrara, Asti, L'Aquila, Guidonia, in parte la stessa Genova) gli elettorati dei tre poli hanno votato contro il candidato che ritenevano più lontano. Il che in questa occasione ha dato una ulteriore spinta al centrodestra.

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