Continua l'incubo della nave russa incagliata nei ghiacci dell'Antartide: falliscono i soccorsi cinesi e francesi, ora tocca a una rompighiaccio australiana

Continua l'incubo della nave russa incagliata nei ghiacci dell'Antartide: falliscono i soccorsi cinesi e francesi, ora tocca a una rompighiaccio australiana
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Sabato 28 Dicembre 2013, 22:43 - Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 17:14
Still waiting. Aspettiamo ancora. Viaggiano su Twitter l'attesa e la delusione di Chris Turney , docente di cambiamento climatico alla New South Walles University e capo della spedizione della nave da ricerca russa Akademik Shokalskiy, che da giorni resta bloccata dai ghiacci dell'Antartide. In alcune foto postate dai "passeggeri" (74 persone tra equipaggio, scienziati, studenti e turisti), si vede all'orizzonte la rompighiaccio cinese Snow Dragon che, arrivata a 6 miglia e mezzo dalla nave, nella notte è stata costretta a tornare indietro, accrescendo l'impazienza dell'equipaggio. E ora tutte le speranze sono riversate sull'australiana Aurora Australis, mentre anche la rompighiaccio francese L'Astrolabe, che si stava dirigendo verso l'Akademik, ha dovuto rinunciare alla missione.



Fino a poco prima di Natale a bordo della nave russa c'erano anche due italiani, Umberto Binetti, 26 anni, biologo laureato a Pisa che oggi lavora in Gran Bretagna, e Andrea Torti, microbiologo laureato a Pavia, oggi ricercatore ad Aarhus, in Danimarca. I due scienziati figurano infatti sulla lista dei partecipanti sul sito della spedizione "The Spirit of Mawson" - dal nome dell'esploratore australiano Douglas Mawson che un secolo fa percorse la stessa rotta - ma i due italiani hanno percorso solo la prima delle due tappe della nave russa. «Mio figlio era lì fino a una quindicina di giorni fa. Adesso è a casa e partirà lunedì per la Danimarca», ha detto all'ANSA il padre di Torti. «Io ero con Andrea nella precedente missione e siamo sbarcati insieme l'8 dicembre. Sono in Puglia in questo momento», ha spiegato Binetti. Il team scientifico a bordo della nave aveva lasciato la Nuova Zelanda il 28 novembre con l'obiettivo di ripercorrere la rotta della spedizione antartica seguita da Mawson tra il 1911 e il 1914 che fu «il primo studio completo della vasta regione tra il sud dell'Australia e la Nuova Zelanda», si legge sul sito.



Poi la notte di Natale una tempesta ha colto l'Akademik Shokalskiy e il ghiaccio le si è «chiuso intorno», bloccandola a circa 100 miglia dalla base francese di Dumont D'Urville. Nonostante la delusione nel vedere la Snow Dragon avvicinarsi per poi fare macchina indietro, e l'incertezza sull'arrivo dei prossimi soccorsi, il morale a bordo sembra alto. Almeno da quanto "postano" i passeggeri sui vari social network. «Ciao mamma e papà, qui tutto bene», racconta in un video Patrick Bevan, che su youtube ha tenuto un diario per immagini della spedizione. Sul ponte della nave Pat, come lo chiamano gli altri membri del gruppo, si mostra sorridente e rassicurante e racconta di attività quotidiane più o meno 'normalì: «Siamo tornati sul ghiaccio e ho anche fatto fitness». Ma poi ammette: «Non vedo l'ora di aggiornarvi di persona quando tornerò a casa».




L'australiana Aurora Australis Ci sono anche quattro ricercatori italiani a bordo della rompighiaccio australiana Aurora Australis che sta facendo rotta verso la nave da ricerca russa Akademik Shokalskiy, bloccata dal ghiaccio in Antartide. Si tratta di Francesco D'Alessio dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf)-Osservatorio Astronomico di Roma, Giuseppe Camporeale e Paolo Zini dell'Enea e Giulio Esposito del Cnr, coinvolti per una serie di circostanze fortuite nelle operazioni di soccorso. Lo riferisce lo stesso Inaf.



I quattro ricercatori italiani - spiega l'Inaf - si dovevano imbarcare sulla nave francese Astrolabe il 15 dicembre, dopo il loro periodo di permanenza presso la base italo-francese di Concordia dove hanno portato avanti le loro ricerche in seno al Programma Nazionale Ricerche Antartiche. Le condizioni del pack, che quest'anno è particolarmente esteso intorno al continente antartico, e le condizioni meteo hanno però costretto l'Astrolabe ad anticipare la partenza, lasciando così alla base i quattro italiani e un tecnico francese dell'Ipev. Grazie alla collaborazione che esiste tra le varie basi presenti in Antartide, si legge ancora nella nota, i cinque membri della spedizione sono stati trasferiti, con un ponte aereo italo-australiano, alla base australiana di Casey dove sono stati imbarcati sulla rompighiaccio Aurora Australis. Ma, a sole 12 ore dal loro imbarco, la mattina del giorno di Natale, la nave australiana è stata chiamata a partecipare all'operazione di salvataggio della Akademik Shokalskiy e ha invertito la sua rotta. Intanto anche l'Astrolabe, che stava procedendo verso Hobart per il rimpatrio dei ricercatori francesi, è tornata indietro giungendo insieme alla cinese Snow Dragon nello specchio di mare delle operazioni. L'Astrolabe è la più piccola delle tre rompighiaccio, ma è l'unica equipaggiata con un elicottero che potrà servire nelle operazioni di trasbordo dei passeggeri della nave in difficoltà. Ora si aspetta l'arrivo della Aurora Australis per affiancarsi alle altre e tentare insieme di aprire un varco nei ghiacci.
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