Erdogan, ultimo appello: «Gli elettori daranno una lezione all'Europa»

Erdogan, ultimo appello: «Gli elettori daranno una lezione all'Europa»
di Simona Verrazzo
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Domenica 16 Aprile 2017, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 17:15

Oggi gli occhi del mondo sono puntati sulla Turchia, dove si svolge il referendum costituzionale per introdurre il presidenzialismo. Una svolta, non soltanto politica, per il paese a cavallo tra Europa e Asia. E nell'ultimo giorno di campagna elettorale il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, non si è risparmiato, partecipando a quattro comizi a Istanbul. Il leader turco ha lanciato un nuovo appello ai suoi sostenitori a recarsi in massa alle urne, dicendosi convinto di vincere e che per il no sono i gruppi terroristici.

IL MESSAGGIO
«Penso a cosa accadrà se, Dio volendo, le urne scoppieranno di sì. Sarà festa nella nazione», ha dichiarato Erdogan, ribadendo l'importanza del voto, anche rispetto all'Europa. «Sarà il giorno in cui il popolo darà una lezione a quei paesi europei che negli ultimi due mesi hanno compiuto ogni sorta di illegalità per scoraggiarci - ha scandito - Sarà il giorno in cui daremo una risposta alla Germania, all'Austria, al Belgio, alla Svizzera e alla Svezia», in riferimento a quei paesi che, nelle scorse settimane, hanno deciso di non ospitare comizi di ministri turchi legati al referendum, provocando le proteste di Ankara.

Nel secondo comizio il presidente è tornato sulla questione del ripristino della pena di morte in Turchia, tema affrontato più volte durante la campagna elettorale, in seguito al fallito golpe dello scorso 15 luglio. «La mia decisione sulla pena di morte è ovvia. Se passerà in Parlamento e mi sarà sottoposta la approverò - ha dichiarato - Se questo non accadrà faremo un altro referendum e la nazione deciderà. La decisione di domani (oggi, ndr) aprirà la strada a questo».

Una legge costituzionale per essere approvata in Turchia senza referendum necessita dei due terzi dei voti del Parlamento, mentre ne servono tre quinti per convocare un referendum. Gli ultimi comizi hanno visto impegnato, a favore del sì, il premier Binali Yildirim, mentre gli appelli per il no del partito filo-curdo Hdp sono arrivati da Diyarbakir, nel sud-est del paese, considerata la capitale della minoranza. Si è chiusa invece in Anatolia la campagna di Kemal Kilicdaroglu, leader del principale partito di opposizione, il kemalista repubblicano Chp.

L'ALLARME
È massima allerta terrorismo, sia di matrice curda sia per mano degli uomini dell'Isis o di gruppi jihadisti affiliati. Ieri la polizia ha arrestato 49 sospetti militanti dell'auto-proclamato Stato islamico in un'operazione scattata simultaneamente in sette quartieri di Istanbul: Basaksehir, Beylikduzu, Fatih, Esenyurt, Kartal, Kucukcekmece e Pendik. Lo ha riferito il quotidiano Hürriyet, citando una fonte della sicurezza, secondo la quale i sospetti stavano preparando un attentato sensazionale.

Quarantuno degli arrestati sono stranieri, ma la loro nazionalità non è stata diffusa. Nel corso dei blitz sono stati sequestrati armi, caricatori, radio, un machete, abbigliamento militare, carte di credito e denaro per un valore di 341.000 dollari. Tra sondaggi discordanti che riportano uno scarto di meno di due punti, sono oltre 55 milioni i turchi chiamati alle urne, di cui almeno un milione al primo voto in assoluto. I 167.000 seggi (di cui 463 nelle prigioni) sono aperti dalle 7 alle 16 nelle regioni orientali, mentre nel resto del paese dalle 8 alle 17, avendo la Turchia un'ora in meno rispetto all'Italia. Affluenza record per i turchi all'estero, che hanno già votato: alle urne il 45 per cento dei tre milioni di aventi diritto. Non essendoci alcun quorum, l'esito finale sarà deciso dal 50% + 1 dei votanti.
 

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