La Corte Ue dichiara non valida la direttiva sulla conservazione dei dati

La Corte Ue dichiara non valida la direttiva sulla conservazione dei dati
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Martedì 8 Aprile 2014, 12:58 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 12:42
Per la Corte di giustizia Ue il fatto che la conservazione e il successivo utilizzo dei dati avvengano senza che l'abbonato o l'utente registrato ne siano informati può ingenerare negli interessati la sensazione che la loro vita privata sia oggetto di costante sorveglianza». Ma anche se la direttiva «non è idonea ad arrecare pregiudizio al contenuto essenziale dei diritti fondamentali, non consente di conoscere il contenuto delle comunicazioni e risponde effettivamente a un obiettivo di interesse generale, tuttavia eccede i limiti imposti dal rispetto del principio di proporzionalità».



In primo luogo, secondo la Corte di giustizia, la direttiva approvata dalle istituzioni di Bruxelles si applica a tutti, «senza che venga operata alcuna differenziazione, limitazione o eccezione in ragione dell'obiettivo della lotta contro i reati gravi». Inoltre «non prevede alcun criterio oggettivo che consenta di garantire che le autorità nazionali competenti abbiano accesso ai dati e possano utilizzarli» solamente per perseguire i reati. E infine, quanto alla durata della conservazione dei dati, la direttiva impone «che essa non sia inferiore a sei mesi, senza operare distinzioni tra le categorie di dati a seconda delle persone interessate o dell'eventuale utilità dei dati rispetto all'obiettivo perseguito».
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