Consip, linea dura dell’Arma: il capitano Ultimo sotto “processo”

Consip, linea dura dell’Arma: il capitano Ultimo sotto “processo”
di Valentina Errante
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Domenica 17 Settembre 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 19:38

Ha violato la prima delle consegne: il silenzio. Ha esternato sulle agenzie di stampa senza autorizzazione, prevista invece dal regolamento, e le invettive rivolte alla politica sono finite su tutti i giornali, tanto da provocare anche un intervento del ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Il procedimento disciplinare per Sergio De Caprio, il capitano Ultimo, eroe nel ‘93, è già partito, ma sembra del tutto esclusa l’ipotesi di una sospensione.

Pesano di più gli attacchi alla politica che le circostanze riferite al Csm dal procuratore di Modena, Lucia Musti. Anche per Scafarto, finito invece al centro dell’inchiesta dei pm romani con l’accusa di avere falsificato l’informativa Consip, è probabile che da viale Romania vengano presi provvedimenti. Anche se il procedimento giudiziario congela qualunque iniziativa disciplinare, si potrebbe arrivare a una misura “precauzionale”, ossia temporanea e urgente. È difficile che il capitano, da poco promosso maggiore e destinato ad altro incarico, possa davvero andare in aula come teste della procura di Modena proprio nel processo Cpl Concordia, al centro dell’ultima bufera. Intanto, in prima commissione al Csm vanno avanti gli accertamenti sulla fuga di notizie che ha riguardato l’inchiesta napoletana sulle coop, per stabilire se ci siano profili di incompatibilità per il pm napoletano Henry John Woodcock. E rischia di abbattersi sull’inchiesta Consip un’altra tegola: quella dei metodi di intercettazione impiegati, riservati solo alle indagini sulla criminalità organizzata e sul terrorismo.

IL DISCIPLINARE
Dal richiamo, al rimprovero, alla consegna. Il rischio per De Caprio, dopo l’invettiva di ieri per difendere se stesso e l’Arma a fronte delle accuse del procuratore di Modena e delle successive reazioni politiche, difficilmente passerà senza conseguenze. Ha citato per nome i ministri e i politici che invocavano l’istituzione di una commissione parlamentare, per concludere: «L’unico golpe che vediamo è quello perpetrato contro i cittadini della Repubblica, quelli che non hanno una casa, quelli che non hanno un lavoro, e quel golpe non lo hanno fatto e non lo fanno i carabinieri». Dichiarazioni che finiranno nel dossier a suo carico, insieme all’intero fascicolo del Csm, ossia quei verbali in cui la Musti ha riferito che lui e Scafarto, nel consegnargli l’informativa che conteneva la conversazione tra Matteo Renzi e il generale della Finanza Michele Adinolfi, «erano come esagitati». Ma a imbarazzare l’Arma c’è anche la posizione dell’oramai maggiore Gianpaolo Scafarto. Non è escluso che, nei confronti del carabiniere, possa intervenire un’iniziativa disciplinare cautelare. 
L’INCHIESTA
Già domani il procuratore Giuseppe Pignatone e i pm titolari del fascicolo Consip prenderanno in esame gli atti inviati in procura dal Csm per chiarire se ci siano profili penali nei confronti di Scafarto e De Caprio. Per Ultimo non si profilerebbero violazioni. A rischiare, invece, è ancora Scafarto che, secondo le dichiarazioni del procuratore di Modena, avrebbe rivelato a settembre 2016 notizie sulle indagini condotte con la procura di Napoli, ossia l’inchiesta Consip: «Arriviamo a Renzi», avrebbe detto. Una circostanza che potrebbe costare al militare, già indagato per diverse violazioni del segreto istruttorio, un’altra contestazione. La posizione del pm napoletano Henry Jhon Woodcock, invece, continua a rappresentare un “unicum”. È la prima volta che una procura indaga un collega ipotizzando non solo la violazione del segreto istruttorio, ma anche il falso. Il filone potrebbe comunque essere chiuso in tempi brevi. 
LE AUDIZIONI AL CSM
Domani in prima commissione andranno avanti le audizioni sul caso Cpl Concordia e sulla fuga di notizie che ha portato sui giornali l’intercettazione tra Matteo Renzi e il generale Adinolfi, nella quale l’allora aspirante premier definiva Enrico Letta un incapace. Toccherà ai procuratori aggiunti Giuseppe Borrelli e Alfonso D’Avino rispondere alle domande dei colleghi sulla gestione di quell’inchiesta e dell’informativa che, in base alle direttive del pm Cesare Sirignano, non avrebbe dovuto essere depositata, in quanto non conteneva aspetti penalmente rilevanti. Una fuga di notizie che a Napoli ha già portato al proscioglimento di quattro carabinieri del Noe. 
INDAGINI ANTIMAFIA
C’è anche un’altra tegola che potrebbe abbattersi sull’inchiesta Consip. L’impiego di strumenti invasivi come il trojan, nell’inchiesta su Alfredo Romeo. L’uso del software spia, che consente intercettazioni ambientali attraverso il cellulare, secondo il codice, può essere utilizzato soltanto nelle inchieste su criminalità organizzata e terrorismo. È stata la Cassazione a stigmatizzarne l’impiego nel fascicolo Consip, nato per verificare le infiltrazioni della camorra all’ospedale Caldarelli di Napoli, ma trasformatosi poi in un’indagine sulla rete di relazioni e sulla corruzione all’ombra della centrale di acquisto della pubblica amministrazione. 

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