Va bene lo snack per tappare il languorino allo stomaco, ma siamo nel cuore di Borgo Bello, tra i bar storici di corso Cavour e borgo XX giugno. Va bene calmare la sete con una bottiglietta d’acqua, ma a due passi ci sono baristi che fanno quello di mestiere.
Ma che tra lattine e merendine ci sia anche l’opzione preservativo e test di gravidanza, è decisamente troppo, secondo una bella fetta di perugini del centro, e non solo.
E’ già stato soprannominato il distributore della discordia.
Ma non è solo la parrocchia a stupirsi, anche genitori e residenti hanno storto parecchio il naso trovando l’idea di pessimo gusto. Primo: perché il piccolo locale aperto che ospita i box automatici potrebbe diventare un possibile rifugio di malintenzionati o, peggio, spacciatori. Secondo: perché è considerato poco opportuno che un bambino che passa di là possa entrare in contatto con preservativi e test di gravidanza. Prematuro che un adolescente arrivi là e oltre a volersi comprare una bibita possa anche scegliere di acquistare dei preservativi o un test di gravidanza. Ecco, dicono i residenti, esisterebbero altri luoghi più appropriati per ricordarsi dei rapporti sessuali protetti o per scongiurare la paura, la curiosità, il sospetto di una gravidanza.
«Prima di tutto è un’attività commerciale consentita dalle norme – dice Orfeo Ambrosi, il presidente dell’associazione Borgo Bello – la legge lo permette, non è che possiamo polemizzare granché. Capisco chi dissente: qui vicino c’è la chiesa più bella di Perugia. Ma vorrei dire che forse la preoccupazione è eccessiva: la vita di un quartiere non la fanno né i distributori né gli spacciatori. Bensì i residenti che vivono e abitano lì. Certo, bisognerebbe riflettere sull’opportunità e sul luogo, ma è un esercizio commerciale come tanti che hanno già aperto. La libertà commerciale è anche questo».