Diciassettenne sgozzato, il padre dell'assassino: «Chiedo scusa a tutti gli italiani»

Diciassettenne sgozzato, il padre dell'assassino: «Chiedo scusa a tutti gli italiani»
di Andrea Andrei
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Giovedì 23 Luglio 2015, 13:14 - Ultimo aggiornamento: 24 Luglio, 14:38

«Chiedo scusa a tutti gli italiani, mio figlio non doveva fare questo». Lo dice, tra le lacrime, parlando a Skytg24, Artur Meta, il padre del 20enne albanese arrestato per aver sgozzato il 17enne Ismaele Lulli per gelosia, dopo avergli teso una trappola, invitandolo a fare un bagno al fiume, e averlo legato a una croce.

Il padre di Igli Meta è disperato e non si spiega il gesto del figlio, che, dice, «sta sempre con me, è un ragazzo tranquillo e buono».

Il 20enne, nel lungo interrogatorio in carcere, ha ammesso le sue responsabilità, spiegando però che non avrebbe voluto uccidere il 17enne ma solo spaventarlo con la messinscena della crocifissione per fargli ammettere la relazione con la sua fidanzata Ambera. Poi però la situazione gli è sfuggita di mano.

«Un momento di buio» che ancora oggi Igli non sa spiegare. «Non so spiegare cosa mi sia successo in quel momento» ha detto la scorsa notte al pm di Urbino Irene Lilliu, durante un interrogatorio durato oltre sei ore, da lui stesso richiesto tramite il suo legale, Salvatore Asole. Secondo l'avvocato, Igli ha ammesso di essere lui l'autore materiale del delitto (anche un altro giovane, Marjo Mema, di 19 anni, è in carcere), commesso per gelosia a causa della frequentazione, sembra del tutto innocente, della sua fidanzata con Isma e ha cominciato a collaborare con gli investigatori, fornendo indicazione sul luogo in cui ha lasciato l'arma del delitto (un coltello), in località San Martino in Selva Nera. Secondo l'avv. Asole, «non c'è stata premeditazione».

Quello di Igli è stato «un racconto lineare da parte di una persona provata che ora prende coscienza di quello che ha fatto». Un racconto coerente, a quanto risulta all'avvocato, con le risultanze delle indagini dei carabinieri, tanto che il pm non gli ha mosso nessuna contestazione. Igli ha ammesso di essere lui l'autore materiale del delitto: nella sua versione dei fatti, avrebbe portato Ismaele in cima ad un poggio in località San Martino in Selva Nera per un chiarimento o per dargli una lezione.

Nella versione di Meta, lo stesso 17enne avrebbe accettato di essere legato con del nastro adesivo, «come per un vero interrogatorio». A quel punto, un raptus, o come dice il legale, «un momento di buio» con il fendente al collo che ha quasi decapitato Ismaele e poi il corpo gettato giù da un dirupo. Ancora da chiarire il ruolo di Marjo Mema, al quale per altro Igli «non ha cercato di addossare alcuna responsabilità».

Tramite l'avv. Asole, il ventenne ha chiesto ieri perdono ai familiari di Ismaele e alla comunità di Sant'Angelo in Vado, «e non è escluso - dice il legale - che scriva direttamente alla famiglia. Ma assolutamente non a scopo premiale, Igli lo farà perchè ha capito l'enormità di quello che ha fatto». Probabilmente domani si terrà l'udienza di convalida dei due arresti. Oggi pomeriggio i funerali di Ismaele.