Campi fuorilegge/ Ma l’emergenza nomadi rimane

di Paolo Graldi
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Lunedì 1 Giugno 2015, 22:05 - Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 00:07
Presi. Latitanza finita. Saranno i giudici a disegnare il loro percorso giudiziario. I due giovani rom, pare, sono stati “consegnati” dai genitori.

I genitori erano tenuti sotto una pressione crescente degli investigatori, certi che senza la loro complicità non avrebbero potuto guadagnare altro tempo alla loro precaria libertà. Si chiude senza ulteriori drammi il primo capitolo della tragica serata di mercoledì scorso a Boccea, quando uno dei fratelli ora in carcere alla guida di una Lancia Lybra si è infilato in una corsa pazza e alla fine assassina per sfuggire a un normale controllo di polizia? Un "alt" di routine al quale, forse il più giovane dei due, 17 anni, ha risposto cominciando una fuga a zig zag fino a che non s'è imbattuta nella piccola folla che, finita la giornata di lavoro, aspettava l'autobus per il ritorno a casa.



Il tragico seguito di quel gesto sconsiderato si conosce nei dettagli. Corazon, filippina, 44 anni, due figli, domestica a ore, presa in pieno, trascinata per metri e poi travolta dall’auto: fine di una vita in un batter di ciglia. Altre nove persone anch’esse falciate, risucchiate in quel carosello innescato dal bisogno di sfuggire, ad ogni costo, alla verifica della polizia. Dunque una necessità davvero importante per quell’equipaggio di quattro persone di sottrarsi alla cattura. Armi a bordo? Droga? Semplice guida senza patente? Un senso radicato e ben nutrito dall’esperienza di impunità? Vedremo nel dettaglio che cosa veramente ha mosso l'azione, che cosa si doveva nascondere, chi si intendeva proteggere. E se, come pare, a bordo ci fosse qualcuno che doveva restare fuori da quell’inciampo imprevisto con la Volante. Certo, al fondo di tutto, doveva esserci una ragione forte, in parte disvelata dalla circostanza che l’auto era stata "girata" appena tre giorni prima a un pregiudicato napoletano inserito in una catena di clan sovrani in una vasta zona. Un proprietario che è poi risultato intestatario di altre decine di auto, all’interno di un giro d’affari e di interessi solo in piccola parte chiariti.



Corazon, con la scia di dolore incolmabile che lascia, tornerà nella sua casa d'origine, i parenti dovranno continuare qui, con i due piccoli orfani stretti in una operosa serenità che si è spezzata per sempre. Il capitolo più sconvolgente di questa storia, purtroppo esemplare ma non unica, si è chiuso con la cattura dei due giovani (la sorella venne fermata la stessa sera) e sarà appunto l'iter giudiziario a scandirne il proseguo. Ma un altro è certamente più complesso capitolo si apre ora. Corre nel solco dell’esecrazione della gente e delle autorità, delle istituzioni, e tuttavia non può esaurirsi con il rito civile della denuncia delle colpe. Il sindaco Marino, all’estero in quei drammatici momenti, ha poi dettato parole dure e di forte impegno sulla legalità prossima ventura. La gente scesa in piazza, in una serie di manifestazioni spontanee, senza gli sbandieramenti dei partiti in campagna elettorale permanente della commozione dell’ultima ora, ha lanciato messaggi chiari, pacati tuttavia fermissimi in una rabbia contenuta e non affidabile al tempo che passa per smaltirsi. La bruttissima storia di Boccea ci consegna un messaggio che va raccolto, ragionato, destinato a trasformarsi in un nuovo e diverso impegno.



Ancora una volta, questa volta attraverso un'inaccettabile scia di violenza e di sangue, il nodo mai risolto della presenza di campi rom, comunque li si veda, ad alta densità criminale, si impone come questione seria e severa. Rapporti che provengono da osservatori autorevoli, certo non piegati alle sbrigative logiche xenofobe e para razziste, rappresentano realtà le quali, al di là del rispetto umano, obbligatorio, si pongono strutturalmente limiti se non fuori dalla legalità. Furti, saccheggi, borseggi, rapine, adesso anche traffico di droga e armi, intrecci inquietanti con entità criminali potenti raffigurano uno spaccato di zone estese fuori legge, campi dove neppure la polizia può entrare e agire agevolmente.

I fatti di Boccea, di via Battistini, richiamano tutti a un diverso approccio verso la questione dei campi, quindi di chi li abita, di come soprattutto i ragazzi vengono utilizzati a man salva per il piccolo e meno crimine organizzato di strada. Una ragazza è stata denunciata per furti e scippi sessantaquattro volte. A quando poter dire, questa è l'ultima?



La strada esiste. Bisogna prendere il tema per quello che: una emergenza. E dunque esaminarlo in tutte le sue componenti, farne un impegno indefettibile, dotarlo di scadenze precise, di soluzioni discusse, indagate ma poi messe in pratica, senza interessati buonismo, senza moralismi da parata, costruendo una azione decisa, progressiva, risoluta. È questo il capitolo nuovo che si deve aprire al più presto affinché non sia la piazza con le sue grida a determinare quel che verrà. I termini della questione sono chiarissimi. Sulla rotta da prendere, purtroppo, si naviga è vista, in un mare procelloso, infestato da scogli a fior d'acqua. Farebbe un bell'effetto sapere che sindaco Marino, procuratore Pignatone, prefetto Gabrielli, questore D'Amico, generale Longo, tutti intorno a un tavolo, assecondati da esperti e dai vertici del governo superassero i mille episodi quotidiani di questa guerra senza fine e decidessero che la legge traccia un confine preciso. Per tutti.