Severino: «Soltanto la legalità porta al merito: valori che si insegnano da bambini»

La vicepresidente della Luiss: i partecipanti all'iniziativa sono triplicati rispetto alla prima edizione

Severino: «Soltanto la legalità porta al merito: valori che si insegnano da bambini»
di Michela Allegri
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 00:34 - Ultimo aggiornamento: 06:11

Un progetto che unisce i giovani e le istituzioni per parlare di temi importanti: legalità e merito. Perché è negli anni della formazione che si inizia a costruire il futuro. Nessuna scorciatoia: solo impegno. La vicepresidente della Luiss Guido Carli, la professoressa Paola Severino, lo dice chiaramente ai ragazzi che riempiono l’aula magna del campus di viale Pola: «La via della legalità è l’unica che porta al merito. Le scorciatoie non esistono. Rimboccatevi le maniche». Basta dare un’occhiata alla sala, in occasione della cerimonia conclusiva della VI edizione del Progetto Legalità e Merito, per rendersi conto che tematiche così delicate sono in grado di coinvolgere ed entusiasmare i più giovani: «Legalità e Merito promuove i temi della giustizia e del merito nelle scuole, negli Ipm e negli istituti minorili, incoraggiando un dialogo sulla cultura della legalità e del rispetto delle regole. Mi stupisce sempre constatare quanto i ragazzi siano pronti a recepire questi messaggi, a tradurli in bellissimi progetti», sottolinea la Severino. A margine della cerimonia, la Professoressa racconta il progetto - nato da un’idea della vicepresidente e promosso dalla Luiss Guido Carli - e l’importanza dell’educazione alla legalità.

Professoressa, quanto è importante educare alla legalità?

«È fondamentale educare fin da bambini al tema della legalità, soprattutto se si affianca a quello del merito, insegnare che è possibile ottenere ciò che si merita, avere il diritto di dimostrare le proprie capacità e i propri talenti.

Si parte dalla promozione a scuola, ma si arriva all’impegno necessario per coronare i sogni professionali. Nella mia famiglia questi valori venivano insegnati fin da piccoli. Una volta in frutteria presi una ciliegia di nascosto, mia madre mi rimproverò. Ricordo ancora la vergogna che provai, mi sentii una fuorilegge. Avevo 5 anni. Il senso della legalità resta molto impresso in un bambino. I bimbi nascono con un senso della giustizia, che deve essere preservato».

Come reagiscono i ragazzi a questo progetto?

«C’è molto entusiasmo, sia da parte dei tutor che degli allievi. C’è molta partecipazione. Quest’anno abbiamo raggiunto un numero record di volontari della Luiss che sono andati nelle scuole: sono i nostri ambasciatori della legalità. Il loro numero si è triplicato rispetto al primo anno. Hanno partecipato 173 studenti ambasciatori e 28 tutor coordinatori. L’impegno che ci mettono questi ragazzi colpisce molto, devono contemperare il momento dello studio, o del lavoro, con il volontariato. E poi c’è l’entusiasmo dei ragazzi che partecipano: vengono a Roma per assistere agli incontri e per prendere parte alla cerimonia finale, ma durante l’anno si impegnano a trovare argomenti sempre nuovi, imparano a lavorare in gruppo, a collaborare, scatenano ala fantasia. È un entusiasmo che colpisce quando i ragazzi affrontano temi così sfidanti».

Partecipano anche ragazzi che vengono da contesti disagiati, hanno preso parte quattro Istituti Penali per Minorenni e quattro Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni. Questo progetto è una spinta per uscire da condizioni difficili?

«Certamente. E serve anche nell’ottica della prevenzione: aiuta a combattere la tentazione di cadere di nuovo nell’illegalità, che spesso viene percepita come una scorciatoia per ottenere risultati più rapidi, più facili, mentre in realtà si tratta di false mete, che distruggono la vita. Per i ragazzi che provengono da istituti penali minorili significa dire loro: “Avete sbagliato, ma è possibile uscirne”. Serve per insegnare che le scorciatoie non vanno prese, ma quello che serve è impegnarsi rispettando le regole, e che c’è una via d’uscita, che è possibile rifarsi una vita, avere una seconda possibilità. Devo dire che è spesso da questi ragazzi che arrivano le riflessioni più profonde».

Ce n’è una che l’ha colpita in particolare in questi anni?

«Lo scorso anno un ragazzo che proveniva da un Istituto penale minorile di Palermo, quando gli chiesi cosa fosse per lui la legalità, rispose che significa sentirsi in pace con se stessi e con il mondo. Una riflessione profondissima per un ragazzo di soli 16 anni. Dà l’idea di quanto radicato sia il disagio di chi si sente in colpa per avere violato la legge. Diventa una mancanza di pace. Una gran parte di questi ragazzi vuole rifarsi davvero una vita e superare gli sbagli fatti».

Alla cerimonia erano presenti il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio (in videomessaggio), il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, e il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia. Quanto conta per i ragazzi vedere una così alta partecipazione delle istituzioni?

«La grande partecipazione dei vertici delle più importanti istituzioni è stata fondamentale. Per i ragazzi è importante vedere che per loro si muovono le autorità. Questo dà spinta e motivazione. I giovani hanno bisogno di riconoscimento, devono percepire che c’è attenzione per la loro vita».

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