Riforme, sì al premierato «con garanzie per il Colle». Italia viva sostiene il piano del governo

Entro settembre il testo di Casellati atteso in Cdm. Resta il nodo tra «fiducia costruttiva» e ritorno al voto in caso di dimissioni

Riforme, sì al premierato «Con garanzie per il Colle». Italia viva sostiene il piano del governo
di Emilio Pucci
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Mercoledì 30 Agosto 2023, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 06:54

Il testo governativo sulla riforma istituzionale è in dirittura d’arrivo. Dovrebbe essere sul tavolo del Consiglio dei ministri a metà settembre, difficile che approdi già giovedì mattina quando è prevista la prossima riunione. «L’ho messo a terra dopo un lungo periodo di ascolto con i partiti, i costituzionalisti, le categorie economiche e i sindacati. Ha ancora bisogno di qualche piccolo aggiustamento» ha detto ieri la ministra delle riforme Maria Elisabetta Casellati, «preferisco andare cauta con i tempi e pesare il contenuto piuttosto che accelerare». Dal dicastero fanno sapere che non è prevista alcuna diminutio delle funzioni del Capo dello Stato, ci saranno pesi e contrappesi necessari a garantire il giusto equilibrio nell’architettura costituzionale e a evitare che la figura del capo del governo possa mettere in discussione i poteri del presidente della Repubblica. E non verrà - questa la rassicurazione - sminuito il ruolo del Parlamento, come conferma anche il leader di Noi moderati Lupi. Ma sull’elezione diretta del capo del governo l’esecutivo tira dritto. Non basta cioè l’indicazione del candidato premier sulla scheda caldeggiata ieri dal leader di Azione Calenda, che intanto nega di aver cambiato idea rispetto al passato. «Ho messo nel programma del terzo polo il Sindaco d’Italia perché era un cavallo di battaglia di Renzi, per lui non negoziabile. E quando si fanno alleanze è normale fare compromessi» ha precisato l’ex ministro. Mentre il senatore di Iv ha rilanciato il suo modello: «Scegliere chi ci governa è giusto. Trent’anni fa l’Italia eleggeva i primi sindaci votati direttamente dai cittadini. Solo chi ha un minimo di memoria istituzionale si ricorda come fosse un disastro andare in consiglio comunale con un sindaco e uscirne con un altro».

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IL VERTICE


Meloni lunedì in Cdm ha sottolineato che si è aperta ufficialmente la stagione delle riforme ma sarà necessario attendere il vertice di maggioranza – dovrebbe tenersi tra una decina di giorni - per delineare meglio la road map.

Ci sono dei nodi da sciogliere: una delle ipotesi è quella di inserire il principio della fiducia costruttiva, ovvero la possibilità che un presidente del Consiglio possa essere sostituito solo se poi a votare il nuovo premier è la maggioranza “originale”. È una vecchia proposta di Calderoli, il criterio era stato inserito anche nel disegno di legge presentato dal governo Berlusconi nel 2005. Altra strada è quella di prevedere il principio del simul stabunt simul cadent, ossia il ritorno alle urne in caso di dimissioni, morte o impedimento permanente del premier. 

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L’OPPOSIZIONE


Sul premierato M5S e Pd annunciano battaglia. «È meglio il presidenzialismo di questo premierato pasticciato che propone la destra», attacca Alfieri, responsabile Riforme dem. La tesi è che così si indebolirebbe il Quirinale, che il presidente della Repubblica diventerebbe residuale. Un’accusa contestata dal ministro delle Riforme che pensa a un ritocco di pochi articoli della Costituzione. In ogni caso però, il Capo dello Stato manterrebbe il potere di scioglimento delle Camere. Al momento è tutto work in progress. «Sarà un modello di premierato “all’italiana”», ha ribadito Casellati che si è augurata un’ampia collaborazione dei partiti affinché si trovi «un punto di caduta e quindi un largo consenso in commissione così come in Aula». La possibile convergenza per ora è solo con Renzi. «Noi andiamo avanti. Far diventare il cittadino arbitro, come diceva la migliore cultura costituzionale italiana, è uno sforzo difficile da realizzare ma doveroso per contrastare l’antipolitica e la confusione», ha detto l’ex presidente del Consiglio mettendo nel mirino l’immobilismo del centrodestra. Il refrain è che il governo e la maggioranza sono divisi: «L’elefante nella stanza si chiama Calderoli che si sta giocando la partita della vita», l’assunto di Renzi. La Lega resta comunque fredda sul tema delle riforme, già nelle settimane scorse ha fatto sapere di preferire il presidenzialismo e di essere preoccupata per il ruolo del Parlamento nel caso si vada sul premierato. Ma il nodo principale resta appunto l’autonomia che - anche perché mancano i fondi da mettere a disposizione per i Lep - il Carroccio vorrebbe portare a casa prima delle Europee.

 

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