Dopo il piano A, il vuoto. O meglio prima le dimissioni e poi il vuoto, di potere quantomeno. Ad inquietare il premier Giuseppe Conte dopo aver ricevuto dal Quirinale (poche) rassicurazioni sul tempo a disposizione per allargare la maggioranza, non ci sono solo i responsabili ancora da trovare o l'opposizione che ne chiede le dimissioni ma c'è anche l'ipotesi di un suo terzo governo. Il Conte-ter infatti dovrebbe passare necessariamente prima per le dimissioni del suo uomo simbolo, per poi ottenere un reincarico dal Colle e infine una nuova fiducia, più solida dell'ultima. Una serie passaggi che il premier pare voglia evitare a tutti i costi perché lo esporrebbero a un rischio troppo elevato. A quel punto tanto vale giocarsi tutto sulle delle ipotetiche elezioni in primavera. Un azzardo vero e proprio da cui il premier potrebbe essere tentato perché assumerebbero i contorni di una ripartenza reale. Le questioni tuttavia al momento restano innominabili, o almeno lo sono per Conte e il M5s.
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All'interno del Pd infatti, non tutti sono sulla linea del rimpasto (che comunque seguirebbe un patto di legislatura basato su 3 o 4 riforme con in testa quella fiscale e quella elettorale). Per ora tra i dem le redini sono ancora tra le mani della compagine governista (con in testa il segretario Zingaretti e Franceschini), ma dall'altro lato premono i big Delrio, Marcucci e Orlando.
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Conte accelera sul suo “partito”
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Per questo si sta lavorando per raccogliere attorno al premier un nuovo gruppo parlamentare liberale e moderato che oltre a puntellare la maggioranza sblocchi lo stallo che si rischia nelle commissioni di Palazzo Madama. È una questione di governabilità e impantanare il Senato oggi non è una buona idea. Nei 14 gruppi di lavoro (definiti quando Renzi e Italia Viva erano ancora parte integrante del governo) Conte infatti vanta la maggioranza solo in 4. L'unico modo per riequilibrare il tutto è appunto la nascita di una "quarta gamba" per l'esecutivo che restituisca soprattutto le commissioni Affari costituzionali e Bilancio all'esecutivo. Da quest'ultima in particolare dovrà transitare il Recovery Plan, mentre dalla prima la riforma proporzionale della legge elettorale prospettata da Conte durante i suoi interventi alle Camere dei giorni scorsi.
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