Messner, il Guinness dei primati toglie la corona di re degli ottomila. L'alpinista Viesturs: «È stato lui il primo, non io»

Secondo il Guinness dei primati sarebbe Viesturs il vero re degli ottomila, visto che l'altoatesino nel 1985 avrebbe mancato di pochi metri la vetta dell'Annapurna

Messner, tolta la corona di re degli ottomila? L'alpinista Viesturs: «È stato lui il primo, non io»
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Settembre 2023, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 12:58

Il Guinness dei primati toglie a Reinhold Messner la corona di re degli ottomila? Il primo a non essere d'accordo è Ed Viesturs, che secondo il libro dei record sarebbe il nuovo primatista. «Sono fermamente convinto che Reinhold Messner sia stato il primo a scalare tutti e 14 gli ottomila e che questo debba essere riconosciuto. Messner e gli altri alpinisti hanno fatto di tutto per scalare le vere vette, al meglio delle loro conoscenze e nelle condizioni che hanno trovato sul posto». Secondo il Guinness dei primati sarebbe Viesturs il vero re degli ottomila, visto che l'altoatesino nel 1985 avrebbe mancato di pochi metri la vetta dell'Annapurna.

Di Messner Viesturs dice alla Dpa che «è stato il nostro precursore, non solo stilisticamente, ma anche fisicamente e psicologicamente, scalando senza ossigeno supplementare.

Altri scalatori, come me, hanno potuto seguire le sue orme ispirandosi a lui». Come Messner anche l'americano ribadisce che «l'arrampicata è un viaggio personale e non dovrebbe riguardare liste o record».

Reinhold Messner, perché il Guinness dei primati gli ha tolto la corona di re degli ottomila? Il caso della vetta dell'Annapurna

Il caso del record "tolto" a Messner

Il libro Guinness dei primati ha tolto a Reinhold Messner la corona di re degli ottomila. Non è stato lui ad aver scalato per primo tutti i 14 ottomila, secondo il cronista di alpinismo tedesco Eberhard Jurgalski. Messner e Hans Kammerlander nel 1985 avrebbero mancato la vetta dell'Annapurna. «Sciocchezze», aveva replicato il 79enne. «In primis - prosegue - non ho mai rivendicato nessun record, perciò non mi possono disconoscere nulla. Inoltre, le montagne cambiano. Sono passati quasi 40 anni, se qualcuno è salito sull'Annapurna di certo siamo stati io e Hans».

Sul sito Guinness World Records l'americano Edmund Viesturs viene ora indicato come la prima persona ad aver scalato tutti i 14 ottomila tra il 1989 e il 2005. Si fa esplicitamente riferimento alle contestazioni di Jurgalski riguardo al vecchio record. Il tedesco, specializzato nella verifica delle grandi imprese alpinistiche, basandosi sulla foto di vetta scattata quel giorno, sostiene che i due siano andati vicini alla vetta, ma che non l'abbiano raggiunta. Parliamo comunque di pochi metri, 5-6 metri, come lui stesso sottolinea. «Nessuno che se ne intende di alpinismo metterebbe in dubbio la nostra impresa, Jurgalski infatti non ne sa nulla», risponde Messner. «La montagna cambia, come ogni cosa in natura. Soprattutto sull'Annapurna basta che crolli la cornice di neve e la vetta si abbassa di cinque metri», prosegue l'altoatesino. «La cresta che porta verso la vetta è lunga 3 chilometri, Jurgalski ha semplicemente confuso la cima est con quella principale. Qui evidentemente qualcuno vuole farsi notare senza avere la minima competenza».

 

Secondo il re degli ottomila (spodestato, almeno per Guinness), anche «l'alpinismo è cambiato negli anni. Prima tutto girava intorno alla conquista, ovvero le prime scalate delle vette inviolate, poi invece si è iniziato a puntare sulla difficoltà dell'impresa, come abbiamo fatto io e Hans scalando l'Annapurna da una parete interminabile e difficilissima durante una tempesta di neve Questo di per sé era già un'impresa».

Il 79enne comunque sottolinea che «l'alpinismo non è uno sport e per questo non esistono né competizioni né vincitori, infatti le gare nelle palestre artificiali di roccia non sono alpinismo».

Hans Kammerlander: «Così si distrugge l'alpinismo»

Non usa mezzi termini neanche il suo compagno di cordata Hans Kammerlander. «Così si distrugge l'alpinismo», sentenzia. «Non mi interessa il numero di ottomila scalati, ne ho abbastanza nel mio palmares, ma tutto il dibattito è davvero ridicolo», aggiunge l'altoatesino. Kammerlander sottolinea che «ovviamente non esiste la certezza assoluta, erano altri tempi, senza gps. A quelle quote basta una tempesta di neve e la luce del sole offuscata. Siamo tuttora convinti di essere stati sulla vetta, ma chi sa se dietro al masso c'erano altri 5-6 metri da salire. Questo non toglierebbe comunque nulla alla nostra impresa», ribadisce il 66enne. «Qualcuno vuole riscrivere la storia dell'alpinismo, ma sbaglia». In merito ad altre vette contestate da Jurgalski, Kammerlander si dice dispiaciuto per «altri alpinisti di altissimo livello, come Gerlinde Kaltenbrunner, che hanno sempre praticato un alpinismo pulitissimo e ora quasi passano per dei bugiardi. L'umanità davvero sta peggiorando», conclude rammaricato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA