«Si indossa prima la sensualità, poi gli abiti»

«Si indossa prima la sensualità, poi gli abiti»
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Giovedì 2 Ottobre 2014, 06:11
L'INTERVISTA
L'Ambassade d'Italie di Rue Varenne si è illuminata per la sfilata di Antonio Grimaldi, stilista di origine salernitana ormai habitué delle sfilate parigine. Il suo era uno degli eventi off più attesi. Il defilé è iniziato sulle note di “Mille bolle blu” di Mina e subito si è capito il perché.
A che cosa si è voluto ispirare per la sua collezione?
«E' un tributo alle icone degli anni '60, ai colori e al glamour di quei tempi, quel melange estetico, creativo e stilistico. I minidress dai colori pastello, bon ton e leggermente a palloncino ricordano le mise di Twiggy ai tempi della Swinging London».
La sua biografia però dice che lei è del 1969, come mai ha voluto far rivivere un periodo che praticamente non ha vissuto?
«Proprio perché non l'ho vissuto e un po' lo rimpiango. Ricordo perfettamente le foto dei miei genitori e lo stile di allora. Se gli anni '70 sono stati di rottura e di emancipazione, i Sixties, complice pure il boom economico, hanno portato comunque un enorme cambiamento nel costume, sicuramente meno ostentato e più chic».
Si rifà a un tipo particolare di donna e di femminilità?
«Diciamo che la donna che veste Antonio Grimaldi ama la natura e i colori, è forte e sicura di sé. La sua è una femminilità contemporanea molto forte e consapevole».
C'è un'attrice che le piacerebbe vestire e che può quasi considerare una musa?
«Kate Blanchett è divina, e incarna molto lo spirito e la mia filosofia di stile».
A Parigi le passerelle stanno regalando una donna sensuale. Per esserlo cosa dovrebbe indossare secondo lei?
«Si indossa prima la propria sensualità e poi gli abiti, che ti permettono di esserlo di più. In passerella ho sempre portato molto sex appeal. Questa volta però è diversa. Più fresca, allegra e fatta di volumi leggeri».
Quale sarà un must della prossima stagione?
«Sicuramente gli abiti in neoprene traforato al laser con effetto Sangallo, con sotto minitubini in mikado. Leggeri, innovativi e comodi. Credo però anche i soprabiti double face, che si possono indossare di giorno con la parte in broccato, e per la sera basta rigirare il tutto ed ecco un cangiante mikado».
Un italiano a Parigi. Perché ha scelto la Ville Lumiére per presentare il pret à porter, invece di Milano?
«Ho l'atelier a Roma, in centro. I tessuti e la manodopera sono italiani. Il 90% dei mie clienti però è internazionale, e buona parte di loro abita a Parigi. Da questa città è nato il mio amore per la moda».
V.T.
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