Disastro a Fogliano dopo il tornado. «Riapriamo in dieci giorni»

Disastro a Fogliano dopo il tornado. «Riapriamo in dieci giorni»
di Vittorio Buongiorno
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Sabato 27 Agosto 2022, 10:55 - Ultimo aggiornamento: 14:17

LA VISITA
Sono passati dieci giorni dal passaggio del tornado che ha sconvolto Latina nella notte tra il 15 e il 16 agosto e, malgrado, si lavori incessantemente dalla mattina dopo il borgo di Fogliano, l'orto botanico, il sentiero che costeggia il lago del Parco nazionale dei Circeo sono ancora sconvolti. Decine di alberi di alto fusto crollati come fuscelli, decine quelli spezzati dalla furia del vento, decine quelli di cui andrà valutata la stabilità. Ecco perché dalla mattina del 16 agosto è vietato l'accesso al parco di Fogliano.


LE OPERAZIONI
«Stiamo lavorando incessantemente proprio per consentire alle persone di tornare a frequentarlo - racconta il tenente colonnello Sandra Di Domenico, comandante del reparto biodiversità di Fogliano. «Le nostre squadre stanno lavorando ininterrottamente con l'aiuto di rinforzi da altri reparti». Sono arrivati da Follonica, da Napoli, armati di motoseghe e cestelli per cercare di liberare le strade e i sentieri da una montagna di alberi trascinati a terra.
Abbiamo ottenuto la possibilità dai Carabinieri Forestali di visitare Fogliano per testimoniare il disastro e lo sforzo che si sta compiendo per restituire uno dei luoghi simbolo di Latina alle centinaia di visitatori che lo frequentano ogni giorno. «Purtroppo dobbiamo mandarli indietro, è troppo pericoloso» racconta il colonnello Giuseppe Persi che comanda il Gruppo dei carabinieri forestali che ha sede proprio a Fogliano. E' con lui e con il luogotenente Roberto Mayer che attraversiamo quello che sembra, ancora oggi, un teatro di guerra.


LE PIANTE
Il lungo viale di accesso a Fogliano è stato sgomberato dai tronchi ma ai lati gli alberi spezzati sono tantissimi. «Le trombe d'aria che in passato hanno colpito questa zona avevano abbattuto soprattutto i pini secolari, stavolta hanno colpito anche eucalipti, querce, palme».

Una strage. Nel piazzale del borgo un pino è ancora a terra. Sarà alto una ventina di metri. Ha ostruito la strada e abbattuto la recinzione del cuore di Fogliano, il bosco che fa parte della Villa dei Caetani, la struttura che da decenni aspetta di essere restaurata e che dal tornado ha subito purtroppo altri danno con il cedimento di un'altra parte del tetto. Alle sue spalle c'è una piccola chiesa che fino a due settimane fa era immersa nella boscaglia. Ora è lì, la si vede dal piazzale. Il boschetto di bambù, identico a quello del giardino di Ninfa, non esiste più. La forza del tornado l'ha spazzato via. «La chiesa è stata graziata» racconta il colonnello Persi. «I lavori di recupero erano finiti il mese scorso, il 30 luglio vi abbiamo tenuto una cerimonia in ricordo di un forestale morto 40 anni fa a Ponza in un incendio». Ora è lì, bellissima, contornata di alberi crollati che l'hanno lisciata di qualche metro. Accanto alla facciata un pino marittimo è stato spaccato di netto a tre metri da terra. Alle sue spalle un ecualiptus è venuto giù sfiorando l'abside. Unico danno riportato il crollo di alcune tegole ai piedi della piccola croce. «Un miracolo» dicono a Fogliano. Pochi metri più in là la strada di accesso alla dimora dei Caetani non esiste più. Letteralmente. E' sommersa da decine e decine di alberi venuti giù.


L'ORTO BOTANICO
Anche l'Orto Botanico è devastato. I carabinieri forestali avevano lavorato tutta la scorsa primavera con l'obiettivo di riaprirlo alle visite in autunno. Ora è un disastro. Svetta la storica araucaria, il tornado gli ha dato una scrollata fortissima ma ha retto. Ha terra ci sono decine e decine di suoi rami, ma l'albero è ancora lì. Non ce l'hanno fatta invece gli eucalipti che i Caetani avevano piantato quando la villa era la loro dimora estiva al mare di Latina. E' venuta giù anche una quercia che aveva almeno cento anni. C'è un piccolo pino, giovane, che ha resistito, ma il tornado l'ha bizzarramente piegato e lasciato così a testimonianza del suo passaggio.


LA DIMORA STORICA
E' stato colpito duramente anche il Casino Inglese, la storica dimora che è stata restaurata e che da un paio d'anni aspetta di essere affidata in concessione per tornare a vivere. Ora si rischia di ripartire da zero. Il tetto è stato lesionato brutalmente in due punti. «La cosa strana è che ha ceduto dalla parte opposta rispetto al passaggio del tornado» spieganoi carabinieri forestali. «Probabilmente è stato centrato da due fulmini». Con il passare dei giorni lo squarcio si sta allargando, le tegole vengono giù una dopo l'altra lasciando il piano superiore aperto alle intemperie. La pioggia è penatrata abbondantemente quella notte anche durante il temporale dell'altro giorno e gli interni rischiano l'ammaloramento. Serve un intervento di massima urgenza.


LA FOTO RICORDO
I lavori fervono in questi giorni nelle altre zone del Borgo, quelle aperte al pubblico che i carabinieri forestali vogliono riaprire quanto prima. L'ingresso al sentiero che costeggia il lago è stato devastato. L'eucalipto simbolo, sul piccolo promontorio dove i turisti amavano farsi una foto ricordo con alle spalle il promontorio del Circeo non c'è più, è crollato dentro al lago e rimuoverlo non sarà semplice. Qui il tornado ha colpito duramente. «E' arrivato da capoportiere e costeggiato il lago, per fortuna gli alberi sono caduti all'interno e non sul sentiero. Fino all'ingresso dove invece lo hanno completamente ostruito. Le squadre di operai stanno facendo un lavoro titanico. Tagliare a pezzi alberi così grandi è complicato e faticoso. «I tronchi li abbiamo portati al nostro impianto di lavorazione del legno a Cerasella - racconta il tenento colonnello Di Domenico - dove lo stesso giorno ne sono state ricavate tavole che abbiamo utilizzato per ripristinare pezzi di argini dei canali crollati. Davvero le squadre stanno facendo un grande lavoro».
L'obiettivo è riaprire. «Speriamo in dieci giorni» confermano i Forestali. «E' un dolore rimandare indietro la gente che ama questo posto, presto potranno ricominciare a frequentarlo».
 

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