Le otto nomination raccolte pochi giorni fa ai Critics Choice Awards l'hanno già resa la serie rivelazione dell'anno. E nonostante i suoi produttori, i fratelli Joel ed Ethan Coen, abbiano sempre giurato non solo di non amare la tv ma di "non guardare una serie da decenni", la seconda stagione di Fargo è riuscita a compiere un piccolo miracolo: bissare il successo della prima serie e farsi confermare per la terza.
Trasmessa da poco in Italia, ogni martedì su Sky Atlantic, negli Stati Uniti Fargo 2ha già calato il sipario sull'ultimo dei suoi dieci episodi. E a differenza di quanto avvenuto con True Detective, la serie culto di Nic Pizzolatto colpita e affondata a metà della seconda stagione, la formula inventata dall'autore Noah Hawley ha funzionato. Di nuovo. Meglio di prima.
LA STORIA
]A fornire cornice, tono e mood all'intera operazione è stato ancora una volta il film Fargo degli stessi Coen, che alla serie ha prestato i panorami candidi del Minnesota, lo spunto thriller della vicenda (sempre, rigorosamente, "da una storia vera") e l'umorismo nero da black comedy, condito da dialoghi surreali e fulminanti. Al centro della storia, di nuovo, un omicidio consumato per futili motivi che finisce per innescare una catena sempre più drammatica di eventi: il sangue continua a scorrere nei localacci di provincia e di fronte alla tentazione del male nessuno può dirsi realmente innocente. Ma ai fratelli Coen si deve anche la colonna sonora, con qualche brano rubato a due dei loro film, Fratello dove sei? e Arizona Junior, e alcuni gustosi riferimenti, seminati come "easter egg", alla loro filmografia precedente (Grande Lebowski incluso).
ANALOGIE
Le analogie con la prima stagione, però, si fermano qui. Completamente diversa è l'ambientazione della storia, che si svolge quasi trent'anni prima della precedente. Il nuovo
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