Dai permessi agli abusi la “104” costa 3 miliardi

Dai permessi agli abusi la “104” costa 3 miliardi
di Luca Cifoni e Sonia Ricci
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Sabato 2 Settembre 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 10:18

Oltre tre miliardi l’anno di spesa complessiva con un numero di beneficiari non lontano dal milione e un utilizzo fortemente disomogeneo, in particolare tra il settore privato e quello pubblico. In termini numerici sono queste le coordinate della legge 104 del 1992 sui permessi per l’assistenza ai disabili (cui si aggiunge un altro provvedimento del 2001 che regolamenta i congedi). Una legge che è per le sue finalità uno strumento di civiltà ma che può prestarsi a comportamenti poco trasparenti o a veri e propri abusi, i quali naturalmente danneggiano in primo luogo proprio i cittadini che più si trovano nel bisogno.

La legge consente di assentarsi dal lavoro fruendo di permessi retribuiti, su base oraria o per tre giorni al mese. I permessi possono essere utilizzati o direttamente da lavoratori che si trovano in stato di disabilità, o per l’assistenza a familiari, genitori, parenti o figli minori. Il decreto legislativo 151 prevede invece congedi straordinari fino a due anni per assistere persone con handicap grave.

IL PREAVVISO
L’esborso per lo Stato consiste essenzialmente nelle somme versate dall’Inps (nella maggior parte dei casi attraverso i datori di lavoro) per i permessi retribuiti nel privato e - in via indiretta - nel costo delle prestazioni lavorative non rese dai dipendenti pubblici. Nel rapporto annuale Inps presentato lo scorso anno veniva stimato un numero di beneficiari complessivo di circa 900 mila unità, 450 mila nel settore privato e circa 440 mila nel pubblico, dove però il numero assoluto di lavoratori è molto minore. L’utilizzo dei benefici è quindi in proporzione molto più alto tra i dipendenti statali: veniva stimata una media pro capite di 6 giorni fruiti contro 1,5 nel privato. Questa discrepanza emerge anche nella quantificazione della spesa: 1,3 miliardi nel privato tra permessi della 104 e congedi del decreto legislativo 151, a cui si sommano ben 1,8 complessivi nel pubblico per un totale di 3,1 miliardi nel 2015. Sempre il rapporto Inps evidenzia una forte disomogeneità nell’utilizzo di permessi e congedi anche all’interno dell’amministrazione pubblica.

Proprio per questa situazione, che fa ipotizzare un utilizzo eccessivo o non giustificato della legge 104 almeno in alcuni comparti, il tema è all’ordine del giorno anche nel negoziato per i rinnovi contrattuali dei dipendenti di Stato ed enti territoriali. L’Aran, l’agenzia pubblica che gestisce la trattativa in rappresentanza del governo, chiede di fissare un limite temporale entro il quale far pervenire le richieste di fruire dei permessi: tre giorni lavorativi di preavviso per potersi assentare dall’ufficio per assistere il familiare con problemi di salute. Una norma che l’esecutivo vorrebbe inserire nel nuovo contratto del pubblico impiego in definizione in queste settimane. Fanno eccezione, però, i casi più gravi e le urgenze, che possono essere comunicate anche il giorno stesso, così come avviene ora. Il limite temporale servirebbe a scoraggiare le assenze dell’ultim’ora che invece potrebbero essere programmate e gli abusi che negli anni non sono mancati.

LA GUARDIA DI FINANZA
I casi scoperti nei mesi scorsi dalla Guardia di Finanza sono tanti e sparsi per tutta Italia. C’è chi usufruisce di permessi dal lavoro per assistere genitori gravemente malati e poi posta su Facebook fotografie di viaggi o va alla partita di calcio; chi, impegnato ufficialmente a dare conforto alla zia invalida, viene scoperto a fare shopping in gioielleria o, come si legge nei verbali delle Fiamme Gialle, va a passeggio per il centro, al bar, o in edicola ad acquistare il giornale invece di assistere il padre con gravi patologie. Altri dipendenti, in permesso per assistere parenti con disabilità, trascorrevano giorni in diverse capitali europee per assistere alle partite della squadra del cuore. Qualcuno ha detto di doversi occupare della mamma con problemi di salute ma in realtà non gli faceva visita da anni. Per non parlare dei due insegnanti e una dirigente scolastica di Macerata beccati in vacanza a Cuba o a svolgere tranquillamente la propria campagna elettorale in giro per la Regione. Fino ai due impiegati pubblici, uno comunale e l’altro di un’Asl, che usufruivano dei permessi retribuiti per andare anche loro in vacanza all’estero.
 

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