«Capitale ferma e triste» La questione romana nel libro di Morassut

«Capitale ferma e triste» La questione romana nel libro di Morassut
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Domenica 14 Settembre 2014, 05:55
IL FOCUS
Sullo sfondo emerge prepotente l'esigenza di discutere di una nuova questione romana, tema ciclico, a 140 anni dal debutto. Scavando, pagina dopo pagina, ci si imbatte nella crisi irreversibile della Capitale, che da «garage del ceto medio», per dirla con Flaiano, sta cambiando per sempre vocazione di città degli impiegati, ormai troppi e costosi per le odierne macchine burocratiche-amministrative e per un mercato del lavoro alle prese con una globalizzazione controversa. E in tutto questo il Pd che fa? «Il Partito democratico a Roma e nel Lazio ha espulso la politica dalle sue stanze». Lo sguardo e la penna di Roberto Morassut - deputato democrat, ex segretario regionale del Pd nonché già assessore all'Urbanistica della giunta Veltroni - tracciano un'analisi clinica e a tratti ruvida. E' tutto contenuto in Roma, Capitale 2.0 (Imprimatur Editore, 257 pagg). Un saggio che porta a spasso il lettore tra le mille difficoltà del governo di una «Roma ferma e stanca». Dove, secondo l'autore, non bastano ancora le pedalate del marziano Ignazio Marino, a cui viene anzi rimproverata l'idea «di voler cancellare tutte le esperienze precedenti di governo democratico nella Capitale o di equipararle ai disastri della destra». Anche se Morassut concede al chirurgo dem un'attenuante non secondaria: questo è il momento più difficile per la storia di Roma.
L'AFFONDO
Per uno dei ”geometri” del fu Modello Roma il vero tavolo da ribaltare è quello del Pd romano. Considerato «non altezza del momento storico», impastato di grumi di potere «che si confrontano brutalmente e spesso arbitrariamente sui crudi numeri delle tessere e delle preferenze». E da qui si arriva alla conclusione che l'onda lunga di Renzi, al di là del risultato, si è fermata alle porte della Capitale. Un po' come Cristo a Eboli.
LE SOLUZIONI
Ora, dati questi presupposti, trovare un appiglio per ripartire non sembra facilissimo. Morassut indica una serie di coordinate da tenere a mente. Per titolo, l'autore lo chiama riformismo civico. Nel concreto, sono una teoria di obiettivi e progetti che vanno centrati. «Non esistono ricette - scrive il deputato - ma strade da percorrere». Qualche esempio? Il programma Smart Cities, l'innovazione tecnologica, la valorizzazione del patrimonio culturale e la rigenerazione urbana. In poche parole: portare soldi a per Roma, con tutte le leve possibili. Da quelle veloci della rete alle opportunità che arrivano dall'Europa. Per non parlare del patrimonio immobiliare che l'Urbe si tiene in casa senza valorizzarlo sul mercato. Fare presto. O si rischia una nuova Porta Pia, e il 20 settembre è sabato prossimo...
Simone Canettieri
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