Roma, caos didattica a distanza: due studenti su dieci non riescono a seguire le lezioni online

Caos didattica a distanza: due studenti su dieci non riescono a seguire le lezioni online
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 2 Novembre 2020, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 10:33

I professori stanno andando incontro agli studenti e quelle assenze per ora non vengono segnate sul registro. Ma ci sono e il rischio è quello che vadano aumentando nei prossimi giorni: «La didattica a distanza - spiega Mario Rusconi, a capo dell'Associazione nazionale presidi di Roma e Lazio - ha in sé un problema: quello degli studenti che per i motivi più diversi non riescono a connettersi alle lezioni e perdono le ore. Abbiamo calcolato che almeno il 20% dei giovani non riesce a seguire. Si tratta di fatto di assenze che chissà quando e come potranno essere recuperate». Due ragazzi su dieci per i 220 istituti superiori della Capitale che da casa, in questi giorni con le scuole di fatto svuotate, non riescono a stare dietro ai programmi che pure devono andare avanti. Per la maggior parte «si tratta di ragazzi in difficoltà, sprovvisti di strumenti, di connessioni oppure costretti a farne a meno perché in casa c'è il fratello o la sorella o i genitori in smart working e tutti hanno bisogno del pc», aggiunge ancora il numero uno dei presidi romani.

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A pagare il prezzo maggiore sono gli istituti tecnico professionali «soprattutto di periferia dove le condizioni socioeconomiche di molte famiglie - continua Rusconi - non garantiscono la presenza virtuale in classe ogni giorno ai ragazzi».

La connessione in casa non c'è, bisogna utilizzare una sim (la cosiddetta saponetta) «ma in alcuni casi se non è la scuola a darla, i ragazzi non ce l'hanno, usano i propri cellulari ma anche quelli non bastano perché poi vanno ricaricati».

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Prenestino, Collatino, Tor Bella Monaca, Tuscolano i quadranti della città dove secondo l'Associazione nazionale dei presidi si stanno concentrando le maggiori difficoltà. Ma i problemi non mancano neanche in Centro: «Per ogni classe - aggiunge Cristina Costarelli, preside del liceo Scientifico Newton - abbiamo mediamente uno o due ragazzi che a rotazione non riescono a connettersi e che dunque perdono ore di lezione». Per evitare di far contare loro le assenze «abbiamo sottoscritto un accordo - prosegue la Costarelli - con i genitori che sono tenuti a informare quotidianamente il coordinatore di classe sui problemi che può avere il figlio nel seguire la lezione». In alcuni istituti di periferia i dirigenti già sono tornati calcolatrice alla mano a fare il conto di quanti device, saponette, pc, tablet poter acquistare per non lasciare indietro gli studenti. «Prima dell'estate ne abbiamo acquistati 60 - spiega la vicepreside del liceo Amaldi di Tor Bella Monaca Adelaide Granese - ora pensiamo di poter aiutare altre 40 famiglie».

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E mentre la Regione Lazio ha annunciato un finanziamento di 3 milioni di euro per le connessioni, il capo dei presidi Rusconi parla di un «balletto dell'ipocrisia» nel commentare la gestione della scuola nel pieno della pandemia da Covid-19. «Stiamo assistendo ad una significativa lezione di ineducazione civica. Si sta decidendo di chiudere le scuole, quasi tutte, impedendo il dialogo formativo nel luogo per eccellenza deputato allo studio». «Nonostante chiusure, più o meno ampie, i mercatini delle pulci rimangono aperti con assembramenti da Capodanno a New York. Per non parlare dei trasporti pubblici: in alcune zone del Lazio - conclude Rusconi - le lezioni delle scuole superiori cominciano alle 9 ma i bus del circondario hanno una sola corsa: i ragazzi, arrivano alle 7.30, vanno nei bar circostanti e si assembrano e la responsabilità è nei contagi che avvengono a scuola». Quasi certamente il Lazio disporrà la didattica a distanza per il 100% degli studenti iscritti alle superiori e per gli universitari mentre è incerta la chiusura delle medie o almeno degli ultimi anni. Per questo, si aspettano le decisioni del governo.
 

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