Ada Vetere, dall'Eur al Trentino per curare i più fragili: «Riscopro il senso profondo dell'essere medico»

Ada Vetere, dall'Eur al Trentino per curare i più fragili: «Riscopro il senso profondo dell'essere medico»
di Stefania Piras
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Mercoledì 8 Aprile 2020, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 17:28

«All'inizio pensavamo di fare le assistenti di geriatria. Volevamo chiedere la riassegnazione», racconta Ada Vetere, medico di base di 60 anni al Torrino. Ha partecipato al bando della Protezione Civile ed è stata chiamata in Trentino in una casa di riposo di Arco. 

E poi cosa è successo dottoressa Vetere?
«Poi ho deciso che non me ne andrò da qui perché tutti i malati sono uguali. E poi qui c'è uno spirito di collaborazione mai visto prima in 37 anni di lavoro. Qui non ci si sente mai soli e sono molto forti, si sentono di poter affrontare qualsiasi cosa».

Com'è la sua giornata tipo?
«Indossi l'armatura, sono 16 passaggi difficilissimi per incerottare camici taglia XL, e poi parti. Da quel momento non è più possibile andare in bagno».

E come si sta là dentro?
«Il caldo dentro la bardatura è insopportabile, il sudore fa appannare la maschera, i lacci del camice fanno scendere i pantaloni della divisa».

Che cosa fa esattamente?
«In 4 ore visitiamo 130 pazienti».

I pazienti come rispondono?
«Sono in gran parte anziani quasi tutti positivi. Mentre visiti si cerca di cogliere il significato dei suoni emessi da bocche senza più denti e dentiere. Regna la depressione: facciamo fatica a riconoscerci tra di noi si immagini e loro non vedono nessuno da 45 giorni. C'è un ex alpino, bisogna rivolgersi in tono militaresco per convincerlo a farsi visitare».

Che pensa a fine giornata?
«Riscopro il senso più profondo della nostra professione: quello di stare vicino a chi soffre».

Una routine infernale
«Comincio a pensare ai piani di questo edificio in termini danteschi: il piano terra con i sintomatici è l' inferno. Il terzo piano, quello dei positivi asintomatici, il purgatorio e il secondo piano, quello dei negativi al coronavirus, il paradiso».

La vita è scandita dal virus
«No non sempre, domenica notte è deceduto un paziente, non covid. Incredibile, vero?»

Ha paura?
«Tengo un diario e lo pubblico sul sito del mio studio www.torrinomedica.it L'altra sera non riuscivo a prendere sonno, avevo paura di non aver usato bene le protezioni. Non ho ancora pianto».

Dante direbbe: e se non piangi di che pianger suoli?
«Faccio invece di piangere».

Poi cosa ha pensato?
«I miei non volevano che facessi Medicina. Ho cercato di pensare al significato che tutto questo sconvolgimento mondiale non può non avere per una credente come me. Ne usciremo, inevitabilmente cambiati».

Ai romani che vuole dire?
«Su 60 medici che siamo al distretto 9 Asl Roma 2 sono arrivati 3 kit, dico solo questo».
 

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