Sopravvissute per miracolo al pogrom di Hamas due ragazze girano l'Europa per far capire nulla sarà più come come prima in Israele. Il 7 ottobre Hila, 26 anni, universitaria, faceva la bartender al festival di musica; aveva lavorato tutta la notte e avrebbe staccato alle otto di mattina. Alle sei un ragazzo si avvicina al bancone le indica un punto là davanti: «guarda ci sono anche i fuochi d'artificio al festival». Purtroppo erano missili che stava sparando Hamas da Gaza nell'istante in cui - nella vastissima area del festival Nova - iniziavano ad irrompere decine di terroristi armati. Oggi Hila – miracolosamente risparmiata dal destino – non riesce più a dormire, ha continui attacchi di panico, si sente disconnessa dalla realtà, e non è più in grado di concentrazione. Al momento ha dovuto interrompere gli studi. E se solo per strada sente per caso dei passanti parlare arabo viene colta da un attacco di panico. Il suo futuro in Israele lo vede incerto e non pensa ci possa essere spazio per la soluzione due stati due popoli.
Naama, invece, ha 26 anni, vive ad Haifa e al festival era una dirigente nel team degli organizzatori.
Le due ragazze sono arrivate a Roma dopo un lungo tour in Europa per fare una conferenza al Pitigliani, organizzata da Brit Am e WZO, raccontando ad un folto pubblico quella mattanza con gli occhi di due sopravvissute. Il pogrom inaspettato ha cambiato la vita a tutti gli israeliani. Da allora, spiegano, per nessuno la vita è più la stessa. Un evento visto prima, choccante poichè percepito come un punto di non ritorno. «Niente sarà come era prima » ripetono le due ragazze, entrando nel dettaglio di cosa stavano facendo per salvarsi. Entrambe a distanza di sette mesi provano a darsi una dimensione di normalità anche se niente è più normale. «La nostra generazione ha molte energie e riuscirà a risollevarsi».
Hanno perso amici cari. Piangono. Alzano le fotografie dei compagni ancora nelle mani di Hamas. Hila ripete a bassa voce che è sicura che tra i palestinesi vi siano persone “innocenti” ma poi aggiunge: «la coesistenza non credo ci sarà». Le ragazze vengono poi interrogate da diversi coetanei romani, le domande sono le più disparate. Naama e Hila chiedono a tutti sostegno e di contrastare sui social l'antisemitismo crescente.