Lucia Annibali sfregiata con l'acido, 20 anni all'ex fidanzato: «Ora voglio serenità»

Lucia Annibali
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Sabato 29 Marzo 2014, 18:19 - Ultimo aggiornamento: 31 Marzo, 11:34

PESARO - Il Giudice Marurizio Di Palma ha inflitto 20 anni di carcere a Luca Varani, accusato di essere il mandante dell'agguato con l'acido ai danni della sua ex fidanzata Lucia Annibali. L'uomo è stato riconosciuto colpevole di lesioni gravissime, tentato omicidio e stalking. 14 anni per Rubin Ago Talaban e Atistin Precetaj, esecutori materiali dell'agguato e condannati per lesioni gravissime e violazione di domicilio.

Accolte quasi del tutto le istanze della pubblico ministero Monica Garulli, che avevo chiesto 20 anni per Varani (il massimo della pena comminabile con il rito abbreviato) e 18 per i due albanesi.

Lo "sconto" ai due albanesi deriva dal mancato riconoscimento delle aggravanti legate allo stalking, di cui era accusato il solo Varani.

Alla lettura della sentenza in tribunale si è acceso un applauso spontaneo. Applauso che è scrosciato anche all'uscita dall'aula, il processo si teneva a porte chiuse, della vittima Lucia Annibali, mentre alcune urla "vergogna" sono state indirizzate agli avvocati della difesa.

«Naturalmente non c'è niente - spiega Lucia Annibali - che potrà ripagarmi nè a me nè alla mia famiglia di questo enorme dolore che abbiamo vissuto e che ancora viviamo. L'importante è che io viva bene la mia vita e questa mia nuova esistenza. È una sentenza giusta, e sono contenta per me e per la mia famiglia. Se ho cercato di resistere è anche per loro. Ma rimane una vicenda triste, non c'era bisogno di arrivare a tanto. Io vado avanti. L'importante - ripete - è il mio benessere, il resto è un premio giusto al lavoro che è stato fatto dalla Procura, dai Carabinieri, da tutti quelli che hanno lavorato a questo caso. Ed è giusto che chi ha commesso questo scempio - aggiunge, indicando con una mano il suo viso - sia punito nel modo in cui il giudice ha ritenuto giusto. Quindi va benissimo così»

«Dentro di me ho più che altro sentimenti positivi, quindi non ho coltivato la rabbia o il rancore. Non c'è niente che possa ripagarmi, ma l'importante è che io viva bene la mia nuova esistenza»», ha detto Lucia Annibali a chi gli ha chiesto se sarebbe riuscita a perdonare Varani. «Cerco di guardare al positivo, di essere ottimista perchè comunque questa esperienza, l'essere ustionata, mi ha insegnato a essere molto ottimista nella vita e a cogliere il bello. Quando ti tolgono tutto e rischi di perdere tutto poi la vita ha un sapore diverso», ha spiegato.

Poi le viene chiesto dell'agguato, ordito, così è stato riconosciuto, da un uomo con cui aveva avuto un legame affettivo: «Paradossalmente - è stata una liberazione. Da quel momento ho ripreso le redini della mia vita. E non mi rimprovero nulla, quel che è accaduto era imprevedibile. In ogni caso, ho fatto pace con me stessa quando ero in ospedale». E ai medici di Parma che l'hanno curata e ai pazienti ustionati va il suo pensiero: ringrazia i primi e agli

altri dice di «crederci sempre. Si può tornare alla vita anche se non si è perfetti».

«La sentenza non ci ha soddisfatto - ha detto l'avvocato Roberto Brunelli, difensore di Varani - sono 20 anni che vanno letti come 30 anni. È una pena che non ha precedenti nel nostro ordinamento. Quando avremo letto le motivazioni presenteremo ricorso». Sulla stessa linea anche Umberto Levi, difensore di Altistin Precetaj: «Ricorreremo certamente in appello dopo aver letto le motivazioni. Il giudice - spiega Levi - dovrà spiegare perchè ha ritenuto vi fosse un collegamento tra Varani e Precetaj. A nostro modo di vedere non vi era alcun collegamento tra loro e sono state fatte alcune forzature. Si tratta comunque di una sentenza che a grandi linee ci potevano aspettare. Certamente quando le acque saranno meno burrascose potremo forse darne una lettura più oggettiva».

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