Pesaro, maxi evasione inguaia consulente

Pesaro, maxi evasione inguaia consulente
di Luigi Benelli
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Sabato 27 Giugno 2015, 06:24 - Ultimo aggiornamento: 10:28
PESARO - Il sistema è quello di evadere l'Iva tramite società prestanome. Tra queste anche una di Sant'Angelo in Lizzola che ha portato dritto a un consulente fiscale pesarese cui sono stati sequestrati beni e conti correnti. Un sistema che ha permesso di evadere circa un milione di euro e che la Guardia di Finanza di Rimini ha bloccato arrivando a un sequestro preventivo per equivalente di conti correnti ed un automezzo a carico di un commerciante all'ingrosso di componenti di telefonia mobile e fissa, elettrodomestici, elettronica ed accessori per computer, per un valore complessivo di oltre 278.000 euro.



Tutto affonda le radici in un'indagine ispettiva avviata nel 2012 che puntava dritto a San Marino, che ha consentito di individuare e sventare un sistema di frode fiscale “carosello” attuato tramite società cartiere interposte con sede a Rimini e a Sant'Angelo in Lizzola (PU) e altri schermi societari fittiziamente localizzati a San Marino.

Come funziona il meccanismo carosello. Viene attuato mediante passaggi di beni in genere provenienti da un Paese dell'Unione europea, al termine del quale l'impresa italiana acquirente detrae l'Iva nonostante che il venditore compiacente non l'abbia versata. Viene interposto un soggetto italiano (prestanome) nell'acquisto di beni tra un soggetto comunitario (reale venditore) e un altro italiano (reale acquirente). Quest'ultimo ufficialmente risulta però aver acquistato dal prestanome, che emette una fattura con Iva ma non la versa, mentre l'acquirente compiacente la detrae.

Ecco che a conclusione delle due verifiche fiscali, la Finanza ha scoperto una frode fiscale milionaria attuata tramite l'emissione di fatture per operazioni inesistenti per un totale di 8.715.534 di euro, con Iva pari a 1.813.749 euro.

Sono stati segnalati all'Autorità Giudiziaria 8 persone (tra cui un professionista) per reati fiscali. La Gdf ha effettuato anche un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per l'equivalente del profitto del reato per 2.640.350 euro nei confronti dell'amministratore delle due società e del consulente fiscale della provincia di Pesaro, di beni mobili e immobili, quote societarie e saldi attivi dei conti correnti.

Nell'ambito dell'inchiesta è stato individuato uno dei principali fornitori fittizi delle due società, N. F., calabrese di 63 anni, della provincia di Rimini, anche lui dedito, con la propria ditta individuale, all'emissione di fatture per operazioni inesistenti. Lavorava nel campo della telefonia e computer, fornitore di due società con cui operava il giro di fatture false. Da un'ulteriore verifica fiscale l'imprenditore aveva omesso di presentare la dichiarazione dei redditi per l'anno d'imposta 2011 per un totale di 958.699 euro corrispondenti alle fatture false emesse, occultando i documenti contabili della ditta. Non solo, aveva evaso l'Iva per 278.709 euro negli anni 2010 e 2011.

Il calabrese è stato segnalato all'Agenzia delle Entrate di Rimini e alla locale Procura della Repubblica, avendo superato le soglie di punibilità penale per omessa dichiarazione dei redditi e occultamento di documenti contabili.

Su questa base i finanzieri hanno proposto alla Procura della Repubblica di richiedere al Gip anche il sequestro preventivo del profitto del reato, quantificato in 278.709 euro. Sequestrati anche i saldi attivi dei conti correnti.
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