L’annuncio mercoledì, nel giorno in cui l’imprenditore, coinvolto nell’inchiesta su Banca Marche, si sarebbe dovuto presentare davanti al pm Andrea Laurino per chiarire la sua posizione. Un interrogatorio voluto da Lanari, convinto di poter dimostrare la propria innocenza, ma saltato all’ultimo minuto per permettere a un pool di docenti della Bocconi a cui la difesa, rappresentata dall’avvocato Filippo Cocco di Rimini ha affidato una maxi –perizia, di terminare il lavoro.
Ma non è solo l’inchiesta ad aver messo in ginocchio l’attività imprenditoriale di Lanari. Il blocco dei crediti da parte delle banche e la crisi del mattone hanno costretto l’imprenditore a fermare i cantieri e a chiedere per le sue società l’ammissione al concordato preventivo (una sorta d’accordo con i creditori per ripianare i debiti che consente di evitare il fallimento).
«Sono molto amareggiato – commenta Lanari – i vari piani di salvataggio, presentati a gennaio 2013, sono ancora al vaglio del Tribunale fallimentare. Se non dovessero essere accettati le società falliranno. Ma crac o meno, in entrambi i casi spetterà a un commissario vendere terreni e immobili. Io non vado più avanti». Quanto ha influito l’inchiesta e quei 264 milioni di finanziamenti tagliati da Bdm sulla resa? «E’solo una delle tante cause – prosegue l’imprenditore – perché se avessi trovato acquirenti per le case in costruzione avrei incassato e cercato di portare a termine le opere. Purtroppo però non sono riuscito a vendere nulla. La brusca frenata del mercato immobiliare degli ultimi anni non mi ha lasciato scampo».