Bimba uccisa, Trenitalia: «Giustini un ferroviere ineccepibile». Il criminologo: «Disturbo mentale importante»

(Foto Giusy Marinelli)
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Lunedì 18 Agosto 2014, 17:01 - Ultimo aggiornamento: 19 Agosto, 19:25
Un dipendente irreprensibile, condotta lavorativa ottima, comportamento adeguato. Così la direzione regionale di Trenitalia descrive Luca Giustini, il ferroviere che ieri ha ucciso la figlioletta di 18 mesi a coltellate a Collemarino. Giustini era stato assunto nel 2004, e dal 2006 lavorava come macchinista. Nessuna evidenza dai controlli, anche psicoattitudinali, e per accertare l'eventuale uso di droghe o alcol, cui periodicamente è sottoposto il personale. Ieri Giustini aveva finito il suo turno alle 9, dopo aver fatto la tratta Foligno-Ancona. Aveva dormito nella città umbra e era poi sceso nel capoluogo marchigiano. Dalla registrazione sulla zona tachigrafica, in pratica la 'scatola nerà del treno, relativa al percorso fatto ieri dal macchinista, non è emersa alcuna irregolarità. La zona tachigrafica fornisce elementi utili, in caso di responsabilità del personale di macchina, riguardo a velocità, spazio percorso, tempo, e tutti gli eventi riguardanti la ripetizione dei segnali. L'ultimo viaggio fatto da Giustini, insomma, era assolutamente regolare, nulla che lasciasse percepire l'esplosione di ieri.

Una crisi psichiatrica grave «non emerge all'improvviso».



Il criminologo Chi soffre di patologie importanti «può anche non parlarne, ma chi gli sta vicino sa che c'è qualcosa che non va». Luca Giustini, l'uomo di 34 anni che ieri ha ucciso a coltellate la figlia di 18 mesi, probabilmente «era affetto da un disturbo mentale importante» e il suo gesto «potrebbe essere stato il risultato di una crisi forte dovuta a un disturbo serio finora trascurato». Ad analizzare così il dramma avvenuto ieri a Collemarino(Ancona) è lo psichiatra e criminologo, nonchè docente universitario, Francesco Bruno. Si tratterebbe comunque di un «gesto anomalo», dice Bruno. «Perché secondo le statistiche e i fatti accaduti - spiega - i padri che uccidono i figli lo fanno in misura maggiore quando i bambini superano i 3 anni. Al di sotto di questa età è più facile che siano le madri a togliere la vita ai bambini. Sempre a causa di un disturbo mentale, magari perchè temono che questo bimbo possa andare incontro a dei guai». Nella mente di Giustini, dunque, «potrebbe essere scattato quello che solitamente accade nella mente delle madri omicide».



Il disturbo mentale di cui soffre questo padre, secondo Bruno, potrebbe essere di due tipi: «O una depressione grave o una schizofrenia, che può essere anche leggera e non apparente». Non è questo il caso, invece, del cosiddetto complesso di Medea, «a cui si può andare incontro quando esistono problemi nel rapporto tra genitori, gelosie o quando la donna è molto più forte dell'uomo» o ha raggiunto una posizione sociale più alta del marito. Non si tratterebbe neanche di un caso di immaturità o di rifiuto di responsabilità verso il figlio da parte del genitore, perchè, secondo il criminologo e psichiatra, un sentimento di questo tipo si sarebbe manifestato già con la nascita del primo figlio. «Questo padre, probabilmente, ha colpito con crudeltà la bambina - conclude Bruno - come se rappresentasse una minaccia o un pericolo. Era fuori di sé, lo spingeva la sua patologia. Alle madri capita di infierire in questo modo sui loro figli perchè arrivano al punto di considerarli, ad esempio, espressione del diavolo».