Banca Marche, il Pg Macrì: «Disastro
per il flop del controllo pubblico»

Banca Marche, il Pg Macrì: «Disastro per il flop del controllo pubblico»
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Sabato 30 Gennaio 2016, 12:29 - Ultimo aggiornamento: 13:02
«L'attenzione dell'opinione pubblica e degli organi istituzionali e politici non è stata all'altezza di questo disastro così grave». Il richiamo, riferito alla vicenda Banca Marche, è arrivato dal procuratore generale della Corte d'appello di Ancona Vincenzo Macrì nel suo intervento all'apertura dell'Anno giudiziario.    «Il dissesto di Bm - ha detto il pg riferendosi alle parole scritte dagli ex commissari della vecchia Bm nella citazione civile contro ex amministratori e società di rating - è stato definito il più grave disastro bancario mai avvenuto in Italia dopo quelli di Sindona e di Calvi».

Tutto ciò ha portato «anche problemi economici e di sviluppo della regione e ne porterà ancora. Ricordiamoci che l'aumento di capitale, fatto nel 2012 di circa 270 milioni di euro, si è dimostrato fallimentare per tutti quelli che hanno aderito. Quei soldi sono andati perduti, chi ha partecipato ha perso tutto proprio perchè la Banca d'Italia non aveva fornito alla Consob le informazioni sulla situazione di dissesto in cui si trovava» la banca. 

«Forte deterioramento dell'ordine pubblico e della sicurezza nel distretto» e «segnali di presenza di fenomeni di criminalità organizzata di varia natura». Forte il monito lanciato dallo stesso Macrì nell'intervento in occasione dell'apertura dell'Anno giudiziario. Per esemplificare, ha riferito che vi sono 10 magistrati «sottoposti a misure di protezione per intimidazione o minaccia» mentre nel 2011 non ce n'era nessuno.

«Ci sono organizzazioni criminali dedite a reati comuni - ha spiegato -, anch'essi ormai commessi in forma organizzata, sopratutto frodi informatiche. Ma ci sono anche organizzazioni che fanno capo a personaggi appartenenti o comunque contigui ad associazioni mafiose operanti in Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, dedite a traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, usura, riciclaggio, illecita concorrenza e accaparramento di pubblici appalti. Oltre a queste c'è la criminalità straniera presente nel traffico di droga e prostitute».

«Nel gennaio 2011 - ha proseguito - in occasione del mio primo intervento in questo distretto, avevo avvertito che in Italia non esiste più alcuna isola felice e che era da abbandonare l'illusione che una fosse nelle Marche. Oggi posso dire che l'isola felice è andata alla deriva molto lontano e che la situazione del distretto si è rapidamente deteriorata nel corso di questi cinque anni. Quando sono arrivato - ha concluso Macrì - non c'era nessun magistrato sottoposto a misure di protezione per intimidazione e minaccia».
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