Così l'uomo ora racconta pubblicamente la sua verità. Nel 2009, dopo la nascita di sua figlia, in accordo con l'allora compagna avrebbe deciso di non riconoscere la neonata per ottenere delle facilitazioni burocratiche. Ma quando lui torna dalla donna per assumersi le sue responsabilità di padre, lei si oppone. Così viene avviato un procedimento al tribunale per i minorenni.
Dopo alcune battaglie legali, il papà ottiene l'affidamento congiunto e nell'agosto del 2010 iniziano gli incontri protetti con la figlia. I mesi passano. Ma secondo la madre sarebbe proprio in uno di quegli incontri che il 36enne avrebbe compiuto atti sessuali sulla bimbetta. Oggi quell'uomo è pronto a dimostrare la sua innocenza e non vuole più attendere oltre. «Credo che la vicenda meriti un esame prioritario - dice l'avvocato Mancini -. Ci sono in gioco interessi che vanno oltre quelli di noi adulti perché c'è una bambina che ha diritto alla genitorialità» ribadisce il legale, che richiama in causa la perizia. Un documento confuterebbe la tesi accusatoria:«Non sono emerse manifestazioni comportamentali compatibili con una violenza sessuale».
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