Ragazze "spogliate" con l'app Bikinoff, le foto finiscono sui social: tre denunce

Tensione davanti alla scuola, il fidanzato di una ragazza tenta di affrontare i responsabili

Ragazze "spogliate" con l'app Bikinoff, le foto finiscono sui social: tre denunce
di Francesca Balestrieri e Marco Cusumano
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Giovedì 7 Marzo 2024, 10:46 - Ultimo aggiornamento: 10:47

L'INDAGINE

L'intelligenza artificiale usata come una pericolosa arma, spesso sottovalutata dai più giovani. L'ultimo grave episodio è avvenuto all'istituto Vittorio Veneto dove tre ragazzini, tra i 14 e i 15 anni, hanno preso delle foto di alcune compagne per poi "spogliarle" in maniera assolutamente realistica con l'app Bikinioff. Foto che sembravano vere e che in pochi secondi sono state condivise attraverso chat e social network, come se fosse un gioco.
Ma le famiglie delle ragazze sono state informate di quanto stava accadendo e alcuni genitori hanno depositato una denuncia circostanziata al comando provinciale dei carabinieri. Il tribunale dei Minori di Roma ha aperto un'inchiesta, per adesso l'ipotesi di reato è molestie ma non è escluso che possa trasformarsi in diffusione di materiale pedopornografico come accaduto in casi simili.

I RAGAZZINI

Gli adolescenti coinvolti, per adesso ne sono stati individuati tre, l'hanno definita una "bravata", ma in realtà si tratta di un reato con gravi conseguenze.

A scuola la voce si è sparsa rapidamente e nella mattinata di martedì alcuni professori hanno notato strani movimenti tra due classi, e un clima particolarmente teso. Insospettiti, hanno iniziato a fare domande e hanno così scoperto l'uso non autorizzato delle foto poi modificate con l'applicazione di intelligenza artificiale. Le immagini delle ragazzine nude hanno iniziato a circolare all'interno dell'istituto e forse anche oltre, impossibile al momento ricostruire il percorso dei file condivisi. Quando le giovani si sono rese conto di quello che stava accadendo, hanno avvertito inizialmente i loro amici. Qui è iniziato il parapiglia perché gli amici, e anche il fidanzato di una delle giovani, erano intenzionati a farsi giustizia da soli affrontando i responsabili del gesto. Sono volate molte frasi minacciose con la promessa di ritrovarsi fuori scuola ed è a quel punto che i docenti sono intervenuti per capire cosa stesse accadendo e scoprendo così l'esistenza di queste foto false.

Uno dei prof ha allertato le forze dell'ordine e al Vittorio Veneto sono arrivati i carabinieri che, dopo aver sequestrato i telefoni dei ragazzi autori del fotomontaggio, hanno iniziato ad ascoltare tutti i presenti per ricostruire passo dopo passo gli eventi. La successiva denuncia delle famiglie ha aperto la strada dell'inchiesta affidata alla Procura dei Minori di Roma.

IL PRESIDE

Sul grave episodio interviene il vicepreside dell'istituto superiore, Dino Iavarone: «Si tratta di un reato, non è un gioco. I ragazzi spesso a quell'età non se ne rendono conto ma saranno le forze dell'ordine ad accertare le responsabilità. Noi dal canto nostro abbiamo fatto quello che potevamo in quel momento e ora ci attiveremo ancora di più con gli incontri svolti con i ragazzi in merito a bullismo e cyberbullismo, concentrando l'attenzione in particolare sui reati in cui si incorre pubblicando immagini che vanno a nuocere altre persone. E anche questo è un aspetto che i carabinieri analizzeranno, dovranno infatti capire se quelle foto sono state condivise anche su altre piattaforme oltre che su Whatsapp. Inoltre i militari hanno ben specificato ai ragazzi che anche semplicemente inoltrare ad altri una foto ricevuta può essere un reato, non solo produrla».
La scuola però non può al momento prendere provvedimenti: «Tutto ciò spiega Iavarone non è accaduto in classe e non sono state usate piattaforme scolastiche per condividere le foto, dunque la scuola non avrebbe motivo per adottare provvedimenti disciplinare verso questi studenti. Ovvio però che ci attiveremo per spiegare meglio ai ragazzi le conseguenze che hanno le loro azioni che non sono certo solo delle bravate».

Lo scorso anno alcuni studenti di Latina, in un'altra scuola, "spogliarono" virtualmente le compagne per poi condividere le immagini. Addirittura una professoressa molto giovane scoprì alcune sue foto manipolate e poi addirittura pubblicate su un sito web pornografico.

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