Latina, maltrattamenti nella scuola di piazza Dante: per il Riesame l'accusa regge

Latina, maltrattamenti nella scuola di piazza Dante: per il Riesame l'accusa regge
di Elena Ganelli
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Giovedì 28 Aprile 2016, 12:09 - Ultimo aggiornamento: 12:15
LATINA - Il quadro complessivo delineato dagli investigatori su quanto accadeva all'interno di alcune aule della scuola dell'infanzia di piazza Dante è credibile e gli elementi a supporto dell'accusa tali da giustificare la sospensione da ogni attività educativa delle due maestre per un anno. Questa la motivazione con la quale il Tribunale del Riesame di Roma ha respinto la richiesta di revoca dell'ordinanza interdittiva presentata dagli avvocati di Rita Borelli e Rita Procida, le insegnanti indagate per maltrattamenti nei confronti di alcuni alunni di età compresa tra i tre e i cinque anni, accusa aggravata dalla circostanza di aver commesso il fatto con abuso di autorità e di relazioni d'ufficio.
I giudici, che nel corso dell'udienza, su richiesta degli avvocati Renato Archidiacono, Pierluigi Angeloni, Giuseppe Napoleone e Francesco Vasaturo, avevano visionato alcune delle riprese video effettuate all'interno delle aule del plesso scolastico dagli investigatori della Squadra Mobile che avevano installato delle telecamere nascoste, sono convinti che "gli sporadici casi nei quali la polizia giudiziaria può avere calcato la mano non modificano comunque il quadro complessivo": i maltrattamenti quindi ci sono stati e le insegnanti non possono tornare a svolgere la loro attività di educatrici.

Il tentativo di ridimensionare quanto accaduto proprio attraverso la visione di parte del materiale raccolto in oltre un mese di registrazioni audio e video tra le mura della scuola di piazza Dante non è servito a convincere i magistrati che i fatti contestati alla Borrelli e alla Procida fossero in qualche modo "esagerati" rispetto a quanto accaduto realmente. Vessazioni e umiliazioni, insulti, strattonamenti e punizioni ai quali i bambini sono stati sottoposti e che hanno prodotto in alcuni problemi emotivi restano comunque gravi e lesivi della dignità dei piccoli. Ora alla difesa non resta che un'ultima chance, quella del ricorso in Cassazione.