Tra i 36 indagati vi sono i vari presidenti del Coni che si sono succeduti in oltre 30 anni di cause, 11 magistrati dei tribunali di Taranto, Bari e Roma, ufficiali della Guardia di Finanza, un dirigente dell'Azienda Monopoli di Stato e alcuni avvocati del foro di Roma, di Taranto e dell'Avvocatura dello Stato. La vicenda penale è approdata a Potenza perché la sede giudiziaria competente ad indagare su vicende che riguardano magistrati in servizio presso il distretto della Corte di appello di Lecce, al quale Taranto appartiene.
La schedina è stata dichiarata autentica, ma il Ministero delle Finanze e il Coni si sono sempre rifiutati di pagare perché sostengono che la matrice del tagliando non sia mai arrivata all'archivio corazzato del Totocalcio. L'indagine penale è scaturita da una denuncia depositata da Scialpi il 29 maggio 2014. La causa civile per adempimento contrattuale avviata al tribunale di Roma è invece fissata per il 27 ottobre. Il giudice civile Federico Salvati aveva sollecitato le parti a tentare una conciliazione in considerazione - scriveva nell'ordinanza - sia dell'obiettiva incertezza dell'esito della lite (resa palese dalle contrastanti ordinanze del 9 febbraio e 14 marzo 2012), sia della particolarità della vicenda oggetto di causa, ma il Coni non ha poi ritenuto di aderire alla richiesta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA