Cresce e investe, nonostante la crisi energetica che erode margini, perché al lusso che forgia con Tagliatore, Lerario non può porre un tetto, brand d’identità per chi l’indossa.
Atelier sartoriale che si fa industria, potente e intima nella sua terra. La casa di moda pugliese porta in dote al “fashion mainstream” la sapienza artigianale della Valle d’Itria, provando a rendere i capispalla che produce - con tessuti italiani e prevalentemente rifiniti a mano - un must contemporaneo del made in Italy. Duecento dipendenti diretti, altri 300 che compongono l’indotto. Cento modelli campione uomo/donna per stagione, con un’apertura di circa 450 varianti di tessuti e colori, 340 i capi prodotti ogni giorno nello stabilimento dell’azienda a Martina Franca, 450 i clienti in Italia, 350 quelli all’estero, con presenze in Giappone e Nord Europa. Ecco i numeri di una realtà sempre più vogliosa di diffondersi anche attraverso la progettazione e l’apertura di nuovi spazi di incontro e fruizione, esclusivi e inclusivi.
L’INIZIATIVA
È figlia di questa intuizione la recente innovazione apportata al brand in forma strutturale, nel più ampio programma di riassetto commerciale: «Sicuramente - confida il direttore creativo di Tagliatore e Tagliatore 0205, Pino Lerario - uno dei progetti più significativi, è stata l’apertura di House of Tagliatore, all’interno del monumentale edificio Palazzo Meroni in Corso Italia 1 a Milano, in pieno centro, che per l’azienda rappresenta un investimento molto importante.