«Ed è il pensiero della morte che, in fine, aiuta a vivere», era la conclusione della poesia “Sera di febbraio” di Umberto Saba. Una visione non condivisa da tutti. C’è chi ironizzando sulla morte è riuscito a realizzare una strategia di marketing innovativa, che ha reso riconoscibile il nome della propria agenzia funebre a livello nazionale. E c’è chi leggendo quelle pubblicità irriverenti - i cui manifesti sono sparsi capillarmente nelle città italiane - si sente ferito nella propria sensibilità, specie dopo aver subito un lutto.
Due punti di vista diversi che ora rischiano di contrapporsi in un’aula di tribunale.
Andrea Purgatori: i figli Edoardo, Ludovico e Victoria si tengono per mano durante la camera ardente
Gli slogan incriminati
«Queste pubblicità le ho sempre trovate di cattivo gusto - ha riferito il ragazzo che ha presentato la querela - Quando però ho saputo davvero cosa significa perdere un proprio caro, non le ho più accettate: mi sentivo profondamente ferito e offeso ogni volta che le leggevo. Ho deciso quindi di rivolgermi a un avvocato». «La Costituzione vieta le pubblicazioni contrarie al buon costume - spiega il suo legale, Gian Maria Nicotera - Tali pubblicità turbano il comune sentimento della morale, non rispettando il dolore di chi ha perso o sta perdendo un proprio caro. Inoltre tale agenzia ha toccato temi delicatissimi quali la prevenzione oncologica e la violenza sulle donne suscitando forte indignazione».
Certo, se come diceva Pier Paolo Pasolini «la morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi», potrebbe essere un problema per l’azienda funebre più conosciuta d’Italia. «Stiamo dando un cambiamento al sistema funebre nazionale - si difende Luciano Taffo - Una volta quando la gente vedeva uno di noi o un carro funebre partivano frasi o gesti di scherno. Eravamo solo “i cassamortari” (categoria professionale che ha ispirato l’omonimo film di Claudio Amendola, ndr). È assurdo essere denunciati per aver usato una frase comune come: “si suda da morire”. Serve un pizzico di ironia nella vita, e anche nella morte».