Mare Fuori: risse, accoltellamenti e fughe nel carcere della fiction. La favola è finita

Aumentano gli episodi di violenza nel penitenziario minorile di Nisida

Mare Fuori, favola finita: risse, accoltellamenti e fughe nel carcere della fiction
di Viviana Lanza
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Lunedì 24 Luglio 2023, 22:26

Negli ultimi tre anni succede spesso: dici Nisida e il pensiero va alle scene della fortunata fiction “Mare Fuori”, ai suoi protagonisti e alle loro storie di amicizia e amore, di rimorsi e voglia di riscatto. Ma Nisida non è soltanto la trama di un film e la realtà incrocia quotidianamente le storie, vere e drammatiche, dei giovani detenuti e le criticità, ancora difficili da risolvere, del sistema penitenziario minorile. Il vero nodo, ultimamente, è la gestione di tanti detenuti stranieri, molti con problemi psichiatrici e moltissimi trasferiti dalle strutture del Nord Italia. Tutto questo rischia di rendere Nisida una polveriera. Sabato scorso un detenuto ha appiccato un incendio in cella e domenica c’è stata un’aggressione tra due giovani stranieri. 

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I TRASFERIMENTI 

Sono 14 i giovani detenuti arrivati, a settembre dello scorso anno, nel carcere minorile di Nisida.

Provengono dagli istituti di Milano, Torino e Treviso temporaneamente svuotati a causa di lavori di ristrutturazione (la struttura di Treviso è stata addirittura chiusa e il trasferimento in questo caso ha interessato non solo 10 detenuti ma anche alcuni agenti della polizia penitenziaria) e in quattro casi si tratta di trasferimenti per motivi disciplinari. Sradicare un giovane detenuto da un carcere del Nord per trasferirlo a Napoli significa calarlo in un ambiente del tutto nuovo, a mille chilometri dalla propria famiglia che nella stragrande maggioranza dei casi non ha le possibilità economiche per affrontare il viaggio e fare i colloqui. Significa anche interrompere tutto d’un tratto i rapporti umani e le relazioni di fiducia con educatori e volontari che sono molto spesso la vera chiave del successo di un percorso di rieducazione e responsabilizzazione del minore che delinque. Tutto questo (e l’esempio di Nisida lo dimostra) genera tensioni nei giovani detenuti. A settembre prossimo, tra poco più di un mese quindi, i venti detenuti arrivati dal Nord dovrebbero fare rientro nelle strutture di Milano, Torino e Treviso e questo è già un primo dato. Restano altre criticità.

I NUMERI

La convivenza in carcere non è facile, e non lo è nemmeno in un carcere minorile come Nisida che in Italia ospita il più alto numero di detenuti (57 di cui due in semilibertà, a inizio 2023). Stando alla relazione annuale sullo stato delle carceri stilata dal garante campano Samuele Ciambriello, circa la metà dei detenuti di Nisida è straniero. In particolare, su 27 detenuti tra i 14 e i 17 anni 9 sono stranieri, su 9 detenuti tra i 18 e i 20 anni ci sono 6 stranieri e su 5 tra i 21 e i 25 anni di età uno è straniero. Tirando le somme, su 41 detenuti, 16 sono stranieri. E allargando la lente sulla situazione in Campania, degli 85 giovani reclusi in strutture penali minorili 40 sono stranieri. Il garante Ciambriello sottolinea quindi la necessità non solo di più mediatori linguistici e culturali, ma anche di intervenire affinché sia rispettato il principio della territorialità evitando che un detenuto sia costretto a scontare la pena a migliaia di chilometri dalla propria città di provenienza. Il garante, inoltre, mette in guardia da un possibile allarme che potrebbe verificarsi in autunno perché nell’istituto minorile di Airola sono in programma lavori di ristrutturazione per dodici milioni di euro: «Si eviti di chiudere la struttura e trasferire i detenuti dall’altra parte dell’Italia», afferma Ciambriello. C’è, infine, un altro numero su cui soffermarsi: sono già 6 i reclusi di Nisida e Airola che appena compiuti i diciotto anni hanno fatto richiesta di essere trasferiti in un carcere per adulti. «È un fallimento per il sistema penitenziario minorile. Su questo dato va fatta un’attenta riflessione», dice il garante.

L’AGGRESSIONE

Carcere di Nisida, refettorio, domenica pomeriggio. Un ragazzo magrebino ha raggiunto alle spalle un ragazzo egiziano e lo ha ferito al volto con un taglierino artigianale. L’immediato intervento degli agenti di polizia penitenziaria ha impedito che la situazione degenerasse. È chiaro che la tensione ormai si taglia a fette, e il mare fuori non basta più. 

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