Roma-Parma, giallorossi tra sogno e realtà
Garcia: «Ho visto rimonte impossibili»

Garcia
di Ugo Trani
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Mercoledì 2 Aprile 2014, 00:29 - Ultimo aggiornamento: 17:19
«Sono un tipo ottimista, positivo e ambizioso. Dobbiamo essere tutti così, nello spogliatoio e nel club. Guardare in alto è il modo migliore per ottenere risultati più prestigiosi». Garcia non è sazio e lo dice chiaramente in attesa di 82 minuti che possono riportare la Roma tra le big del nostro continente, dopo tre anni di assenza. «Il ritorno in Europa era il nostro obiettivo, in partenza». In caso di successo contro il Parma, oggi nel tardo pomeriggio all’Olimpico, mancherebbe solo 1 punto per essere sicuri, a 7 gare dal traguardo, del terzo posto. «Sì, è come una finale» ammette Rudi e non una semplice gara da recuperare, quella sospesa il 2 febbraio scorso per impraticabilità del campo. «La matematica dice che vincendo saremmo quasi in Champions. Poi è meglio arrivarci senza fare i preliminari».



DUE MESI DOPO

«Cambia che giochiamo solo noi, mentre Napoli e Juventus non lo fanno». Garcia spiega che il tempo è come se si fosse fermato quel pomeriggio in cui la gara fu subito interrotta, sotto il diluvio, dall’arbitro De Marco. Vero, ma esclusivamente per la corsa al il secondo posto, perché il Napoli, quel giorno sconfitto a Bergamo dall’Atalanta, era comunque sotto di 6 punti. Quindi con una vittoria sarebbero stati sempre 9 (adesso c’è anche la migliore differenza reti negli scontri diretti). La Juve, invece, era più vicina: 6 punti che, battendo l’Inter, diventarono 9. Rudi, però, inquadra nel mirino pure i campioni d’Italia: «Questi tre punti sono pesanti: prendendoli, allungheremmo sulla terza e ci avvicineremmo alla vetta. Sarebbe un vantaggio importantissimo». Il Parma, rispetto al 2 febbraio, ha assenze di primo piano: Paletta, Gargano e Cassano, oltre allo squalificato Felipe. La Roma non ha più Strootman (Nainggolan era e resta squalifiacto). «Abbiamo giocato le stesse partite, fisicamente non ci sono differenze. Loro, dopo una lunghissima serie di risultati positivi, hanno perso le ultime due. Ma non è una gara vinta: giocano per l’Europa. Mi piacerebbe vedere l’Olimpico pieno». Se Donadoni non vince da tre partite, Garcia si presenta a questo recupero con quattro successi di fila e ad accoglierlo potrebbero esserci quasi 42.000 spettatori. «Intanto vinciamo il maggior numero di partite da qui alla fine». È il ritornello di Rudi. Per non aver rimpianti e mettere pressione pure a Conte. «Non c’è bisogno che la Juve sia sconfitta. Può perdere anche pareggiando. Dobbiamo farci trovare pronti, se si aprirà uno spiraglio per salire ancora. Finché non è finita, dobbiamo crederci. Anche in altri campionati abbiamo già visto rimonte che sembravano impossibili. Noi abbiamo tanta fame».



ORGANICO E FATTURATO

Garcia svicola ancora sul mercato: niente anticipazioni sui rinforzi da Champions. «Ogni anno la rosa è differente. Quindi per tutti i club del mondo cambierà. Non parlo, però, di quello che faremo noi. Voglio raggiungere un bel traguardo con questo gruppo che lo merita e che è unito». Il suo parere, entrando nel dibattito tra Conte e Benitez, è inequivocabile: «È sempre più facile fare una grande squadra con più soldi. Questo è però un aspetto economico, meglio fare la domanda a Pallotta o a Baldissoni che sanno molto più di me. Noi abbiamo fatto in modo di mettere un po’ di soldi in cassa e dimostrato di avere una rosa che può fare grandi cose».



TRIDENTE PROTETTIVO

«La prima linea difensiva sono gli attaccanti che vanno a conquistare palla». E’ il segreto del reparto meno battuto del torneo. Totti torna accanto a Destro e Gervinho, in difesa Maicon si riprende il posto. E Taddei torna titolare: «L’ho convinto io a restare. E’ apprezzato da tutti noi».
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