In mattinata i due relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, hanno illustrato un Aula il testo approvato dalla Commissione Affari costituzionali, dopo un esame durato tre mesi. Finocchiaro ha sottolineato che, grazie al «lavoro del Parlamento» il testo del governo «è stato arricchito in modo considerevole». Un modo per rispondere ai dissidenti che anche oggi (con Paolo Corsini) hanno criticato che l'iniziativa delle riforme costituzionali sia arrivata dal governo. Comunque sia la prima prova di voto, sulle pregiudiziali è stata superata senza problemi nonostante i voti dei dissidenti di Pd e Fi si siano uniti a quelli degli oppositori. Durante la discussione generale, che impegnerà l'aula fino a domani sera, i dissidenti hanno attaccato. Corsini ha parlato di «involuzione democratica», Mario Mauro ha paragonato Renzi a Putin, e Felice Casson ha accusato il governo di «censurare» quanti non sono d'accordo, attraverso «falsità». Addirittura Massimo Mucchetti, sull'Unità, ha messo in dubbio l'onestà di Renzi, cosa che ha suscitato incredulità tra i colleghi senatori del Pd. Domani mattina alle 8 si terrà l'ottava Assemblea dei senatori del Pd che deciderà la posizione ufficiale da tenere in Aula.
Un modo per mettere alle strette i 16 dissidenti, i quali però non arretrano: hanno già preparato gli emendamenti, il cui termine di presentazione scade domani alle 20. Tra gli emendamenti insidiosi c'è quello che riduce il numero dei deputati a 500, su cui inaspettatamente ha aperto in Aula Roberto Calderoli. La speranza di chi su vuol mettersi di traverso è di riuscire a farlo passare con un blitz, il che creerebbe problemi al testo quando giungerà alla Camera. Ad allarmare il ministro Maria Elena Boschi che ha seguito il dibattito sono stati gli interventi dei leghisti in Aula, molto critici così come i due capigruppo di Senato e Camera, Gianmarco Centinaio e Massimiliano Fedriga, che hanno chiesto modifiche.
L'altro partito che sostiene le riforme e dentro cui si fanno sentire voci dissonanti è Forza Italia, con i senatori vicini a Raffaele Fitto pronti domani a dare battaglia all'Assemblea che si terrà alla presenza di Silvio Berlusconi. La scorsa settimana 17 dei 59 senatori avevano sollevato obiezioni (più cinque del gruppo satellite di Gal).
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