Riforma Pa, lo Stato dimagrisce: uffici accorpati in periferia

Il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia
di Andrea Bassi
3 Minuti di Lettura
Sabato 12 Luglio 2014, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 00:14
Lo Stato si prepara a dimagrire in periferia. Il progetto, già annunciato, del taglio delle 110 prefetture, delle 103 Ragionerie, delle 107 direzioni provinciali dell’Agenzia delle Entrate, dei 109 archivi notarili, delle 120 soprintendenze, dei 110 uffici scolastici, delle 109 direzioni regionali e territoriali del lavoro, è stato messo nero su bianco nel disegno di legge della riforma della Pubblica amministrazione presentato ieri dal ministro della funzione pubblica Marianna Madia.



La nuova architettura prevede un accorpamento di tutte le strutture territoriali in un unico ufficio. Per creare «raccordo tra governo e cittadino», ha spiegato il ministro, è «importante ci sia un unico luogo sul territorio, un Ufficio territoriale del governo che racchiuda tutta la periferia dello Stato, dove c’è un dirigente, il prefetto, che è responsabile di come l'azione del governo arriva al cittadini».



Significa che prefetture, ragionerie, uffici del lavoro e del fisco, e così via, saranno anche fisicamente collocati all’interno di un edificio comune. L’ufficio unico sarà inizialmente guidato dal prefetto, che sarà il punto di contatto tra i cittadini e lo Stato a livello periferico. Poi successivamente, quando sarà in vigore anche la riforma della dirigenza, il capo dell’ufficio sarà scelto attraverso il meccanismo del concorso. La bozza del provvedimento, tuttavia, non scioglie quello che probabilmente è il nodo centrale: quanti saranno alla fine su tutto il territorio nazionale queste case del governo. Fino ad oggi l’organizzazione della presenza territoriale è stata basata sulle 110 province. Enti oramai in via di estinzione dopo la riforma Delrio.



LA BOZZA

Quante prefetture-uffici del governo sopravvivranno, dunque? Matteo Renzi durante la prima presentazione della riforma della pubblica amministrazione aveva parlato di quaranta in tutto.



Ieri il ministro Madia non ha confermato il numero, spiegando che nulla è ancora deciso. La bozza del disegno di legge entrata in consiglio dei ministri parla genericamente di una riduzione di numero tenendo conto di criteri di estensione territoriale, di popolazione residente, dell’eventuale presenza di una città metropolitana, di insediamenti produttivi.



L’ipotesi che si fa strada è che, alla fine, gli uffici unici del governo siano una settantina in tutto. Ma il punto, come detto, è delicato. La chiusura di prefetture, ragionerie, uffici del lavoro e del fisco nelle varie province italiane è più facile a dirsi che a farsi, come dimostrano il caso dei tribunalini e da ultimo quella delle sezioni staccate dei Tar.



Proprio ieri la maggioranza ha depositato un emendamento al decreto sulla pubblica amministrazione che salva cinque delle otto sedi distaccate dei tribunali amministrativi che il provvedimento del governo puntava a chiudere. In pratica solo le sezioni di Parma, Pescara e Latina finirebbero per essere sacrificate.



Insomma, le resistenze campanilistiche, ampiamente rappresentate in parlamento, non sono un ostacolo semplice da superare. Ma dietro la razionalizzazione della presenza territoriale dello Stato sul territorio c’è anche un’altra impellente esigenza del governo, quella di realizzare gli obiettivi della spending review affidata al commissario straordinario Carlo Cottarelli.



La cura dimagrante dello Stato in periferia, secondo le simulazioni di mister tagli, vale 500 milioni di euro. Soldi che al governo servono come l’oro, considerando che l’obiettivo assegnato a Cottarelli è di trovare 17 miliardi di euro entro il prossimo autunno.



GLI OBIETTIVI DI RISPARMIO

Così lo snellimento dello Stato inserito nella bozza del disegno di legge, non si limita soltanto alla creazione dell’ufficio territoriale unico dello Stato. Nel provvedimento si parla apertamente anche di altri tipi di accorpamenti tra amministrazioni centrali e periferiche, con la possibilità di creare uffici comuni, di trovare spazi comuni e, soprattutto, riducendo gli uffici ed il personale che si occupano di back office portando più dipendenti possibile a diretto contatto con i cittadini.



Un disegno, questo, che sarà favorito anche dalla mobilità obbligatoria entro i 50 chilometri inserita nel decreto legge che ha preceduto la delega con la riforma. Nel testo approdato in consiglio dei ministri torna anche la razionalizzazione delle forze di polizia per evitare «sovrapposizioni di competenze». E torna anche la soppressione del Corpo forestale dello Stato. Ma anche su questo, c’è da scommetterci, sarà battaglia dura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA