Statali in smart working: c’è la norma salva-fragili. «Va assicurato il lavoro agile a chi ha patologie e situazioni familiari gravi». Chi ne ha diritto

Direttiva del ministro Zangrillo: spetterà alle amministrazioni definire le modalità. «Va assicurato il lavoro agile a chi ha patologie e situazioni familiari gravi»

Statali in smart working: c’è la norma salva-fragili
di Francesco Bisozzi
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Sabato 30 Dicembre 2023, 00:40 - Ultimo aggiornamento: 12:41

Statali in smart working, adesso la priorità del ministero della Pubblica amministrazione è quella di scongiurare una disparità di trattamento tra pubblico e privato sul lavoro agile per i dipendenti fragili. A questo scopo il ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo, ha firmato ieri mattina una direttiva ad hoc che salva i fragili. 


Come noto per i dipendenti delle aziende private che soffrono di determinate patologie, il governo ha infatti previsto la possibilità di lavorare in smart working fino al 30 marzo, mentre nel pubblico il diritto al lavoro agile agevolato per gli statali fragili decade il 31 dicembre, dopo che nel Milleproroghe non ha trovato spazio l’ennesimo rinvio. 
Con la direttiva Zangrillo si corre ai ripari, aprendo una fase nuova, anche se per il settore della scuola dovrà essere risolto il nodo delle risorse. 


IL PUNTO
Ma in dettaglio cosa prevede la direttiva di palazzo Vidoni che il Messaggero è in grado di anticipare: «Si ritiene necessario evidenziare la necessità di garantire, ai lavoratori che documentino gravi, urgenti e non altrimenti conciliabili situazioni di salute, personali e familiari, di svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile, anche derogando al criterio della prevalenza dello svolgimento della prestazione lavorativa in presenza». Insomma, con la direttiva del 29 dicembre il ministero di Zangrillo ha rivolto un chiaro invito alle Pa a muoversi in maniera razionale. 
E ancora. La direttiva vuole «sensibilizzare la dirigenza delle amministrazioni pubbliche a un utilizzo orientato alla salvaguardia dei soggetti più esposti a situazioni di rischio per la salute, degli strumenti di flessibilità che la disciplina di settore già consente», attraverso accordi individuali mirati. 
«Nell’ambito dell’organizzazione di ciascuna amministrazione – si legge poi nel documento – sarà il dirigente responsabile a individuare le misure organizzative che si rendono necessarie, attraverso specifiche previsioni nell’ambito degli accordi individuali, per rendere concreta e immediatamente applicata la presente direttiva». In sostanza saranno i vari enti pubblici ad organizzarsi.


I MECCANISMI
Il lavoro agile agevolato per i fragili del pubblico e del privato è una misura che va avanti dall’inizio della pandemia. È stata rinnovata più volte per permettere ai soggetti con malattie gravi di continuare a lavorare senza rinunciare a una parte della retribuzione. A definire il perimetro delle patologie in presenza delle quali, nella Pa, si è ritenuti fragili, ci ha pensato un decreto interministeriale (Pa, Salute, Lavoro) risalente al governo Draghi e datato febbraio 2022. La direttiva di Palazzo Vidoni si sposa con un ordine del giorno di Forza Italia approvato ieri. L’ordine del giorno impegna il governo «a valutare la possibilità di dare indicazioni di carattere amministrativo ai datori di lavoro pubblici finalizzate a consentire ai lavoratori che, per ragioni sanitarie, versano in condizione di maggiore esposizione al contagio da malattie infettive».


I DUBBI
Qualcosa, insomma, si muove. Ma nel comparto scuola e in quello della sicurezza il lavoro agile per i fragili ha un costo e se la proroga non ha trovato spazio nella legge di Bilancio è proprio per questo motivo. Basti pensare che per ogni docente fragile “smartato” ne va assunto un altro per occupare la cattedra in presenza. 
C’è poi la questione dei genitori di figli under 14. Che nel privato (al pari dei cosiddetti superfragili) continuano a beneficiare di una corsia di accesso preferenziale allo smart working, mentre nel pubblico no. 


I VINCOLI
In questo caso però la posizione della Funzione pubblica è diversa, adesso che l’emergenza sanitaria legata alla pandemia è un lontano ricordo. Posizione che lo stesso ministro Zangrillo ha esplicitato in più di un’occasione: «Non siamo più in pandemia, quindi non sussiste più l’urgenza di intervenire sui genitori con figli piccoli». Va detto tuttavia che nella maggior parte dei piani di organizzazione del lavoro delle singole Pa sono previste delle tutele specifiche per questa categoria di lavoratori. 


 

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