Renzi: «Non ho violato il patto, niente verifica di governo»

Renzi: «Non ho violato il patto, niente verifica di governo»
di Alberto Gentili
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Domenica 1 Febbraio 2015, 06:04 - Ultimo aggiornamento: 17:25
Proprio mentre il Parlamento esplode nel primo applauso superata soglia 505 voti, la quota di sicurezza, nella stanza del governo scatta un abbraccio.



Quello tra Matteo Renzi e il sottosegretario Graziano Delrio. E proprio mentre Sergio Mattarella diventa di fatto «il Presidente di tutti» sfiorando i 673 suffragi, il premier decide di celebrare il successo con un brindisi e con uno spuntino: 6 calici di spumante, grissini avvolti nel prosciutto e pizzette rosse. Nella stanza del governo, in un corridoio laterale di Montecitorio, insieme a Renzi ci sono Delrio appunto, l'eurodeputata Simona Bonafé, il portavoce Filippo Sensi e, un istante dopo, si aggiunge Giorgio Napolitano. Baci. Abbracci. Strette di mano. E cellulari bollenti. Il Presidente uscente chiama il Presidente appena eletto. Elogi, congratulazioni, complimenti. Schema ripetuto quando Napolitano passa il telefono a Renzi.



LA FESTA ALLA CAMERA

Il premier non sta nella pelle. Twitta a ripetizione. Si gode «la compattezza granitica del Pd». E si concede per qualche minuto alle domande del cronista: «Oggi è un giorno fondamentale. Abbiamo fatto un lavoro serio, solido, bello. E aggiungo che la politica ha dimostrato che quando vuole sa fare le cose per bene perché era un passaggio molto delicato dopo ciò che è successo nel 2013».

Renzi respira un'«aria nuova nel partito». «Ho trovato tra i nostri un sentimento come di liberazione, ci arrivano mail dalla base, dai circoli, una cosa molto bella». E non vede in ciò che è successo, nella scelta di Sergio Mattarella, la rottamazione del Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi: «L'ho sempre detto che non c'era alcun collegamento tra le riforme e il Quirinale, di nessun genere. E quindi per me adesso non c'è nessun indebolimento del sistema delle riforme. Anzi, oggi le riforme sono più vicine, non più lontane. Restano, d'accordo, le polemiche di Forza Italia sul metodo, certe diversità di valutazione, ma la cosa fondamentale, indipendentemente dal metodo su cui ciascuno conserva le proprie idee, è il fatto che siamo arrivati ad eleggere una persona che anche chi non ha votato giudica un galantuomo e una persona di grande livello. Scommetto che faremo altre riforme insieme, il fatto che i grandi elettori di Forza Italia abbiano votato scheda bianca manifesta una volontà di incontro».





E ancora, quasi a voler dimostrare una volta per tutte di poter essere accusato di slealtà: «Il patto del Nazareno su cui si è fatta una letteratura mitologica, è un patto che ha un comunicato stampa finale con su scritto: “Riforme costituzionali, titolo V, Senato e legge elettorale”. Poi, che si dovesse cercare una soluzione condivisa sul presidente della Repubblica è sempre stato l'obiettivo. Però io ho anche sempre detto: nessuno può mettere veti, neanche il Pd, e quindi non potevamo accettare un veto di altri su Mattarella. Se ora qualcuno si è stupito perché magari dentro Sel o qualche dissidente grillino o qualcuno di Forza Italia, ha votato Mattarella, è questo sì per me elemento di stupore. La cosa stravagante, se mi permette, sono quegli opinionisti che lunedì scorso erano tutti là a dire: “C'è un patto segreto non si sa su cosa”. Poi quando si è capito che non c'era quella roba del patto, anziché dire ci siamo sbagliati, che dicono? “Eh no, il patto c'era e Renzi l'ha rotto!” Sul Patto io sono stato lineare con le cose che ci eravamo detti: da questo punto di vista per me il Patto si mantiene, poi vedremo che cosa vogliono fare gli altri. Le riforme, sia chiaro, si fanno comunque. Io spero che si facciano anche con Forza Italia».



Ora però è nel Pd che la tregua sembra già vacillare. E proprio sul delicato fronte della riforma elettorale. E qui Renzi chiede uno stop, un time-out «Visto che oggi festeggiamo l'unità del Pd, che è un evento tipo la cometa di Halley che passa ogni volta, ogni tot decenni, almeno per una settimana godiamocela senza litigare. Avevamo previsto un 10 per cento fisiologico di franchi tiratori, invece sono stati 5-6, mi hanno fatto sapere Lotti e Guerini. Il segno che il partito ha ritrovato l'unità. Teniamocela».



Ma guai a parlare, come fanno alcuni esponenti di Area popolare, di verifica di governo: «Suggerisco a tutti di prendersi due giorni di ferie e ne riparliamo dopo il giuramento». Quindi la esclude? «Ma certo, figuriamoci! Non ci sarà nessun rito della Prima Repubblica. E aggiungo: dopo quello che è accaduto, dopo l'elezione di Mattarella, spero sia chiaro a tutti che questa legislatura arriverà al 2018. Rispetto i travagli dentro i singoli partiti, ma noi dobbiamo governare un Paese. Quindi questa è la priorità specie quando cominciamo a vedere i primi segni di ripresa».



LE CAMERE SI SONO RISCATTATE

Renzi poi torna a celebrare «la grande prova del Parlamento»: «La ferita del 2013 con i 101 franchi tiratori era ancora aperta e ancora bruciava, invece oggi l'abbiamo rimarginata». Festeggia l'accoglienza ricevuta da Mattarella, il candidato anti-Patto del Nazareno scelto proprio per riuscire nel miracolo di ricompattare il Pd: «Volevamo un Presidente eletto con un larghissimo consenso, ci siamo riusciti. Per otto voti non è stata raggiunta la maggioranza dei due-terzi. Meglio di così...».



Il colloquio finisce qui. Renzi però fa sapere di osservare incuriosito la minoranza del partito rialzare la testa, forte dell'accordo che ha permesso l'elezione di Mattarella. Ha ascoltato Pierluigi Bersani chiedere una rilettura della legge elettorale cancellando la norma sui capilista bloccati tanto cara a Berlusconi. Ma ecco la conferma dello stop: «Qui qualcuno sta facendo confusione», spiega un renziano del cerchio ristretto, «la legge elettorale non verrà cambiata, perché se continuiamo a fare la spola tra Camera e Senato rischiamo di approvarla tra 10 anni. E comunque Matteo, dopo questo indiscutibile successo, comanda come prima e più di prima».

Analisi confermata dal diretto interessato: «Ora siamo più forti di prima e si va avanti più veloci di prima nel cambiamento del Paese», confida Renzi, «ci sono i primi segnali di ripresa economica e saremmo degli stolti se non facessimo l'impossibile per agganciarla e cavalcarla. Tanto più che abbiamo superato alla grande un passaggio come quello del Quirinale che si annunciava potenzialmente pericoloso e pieno di insidie». Pausa. Sorriso: «Dicevano che mi giocavo l'osso del collo. Mi sembra di avere ancora ben salda la testa sulle spalle...».

Ma c'è da «ricucire con Alfano». C'è da far passare l'arrabbiatura ai centristi: «I nostri rapporti personali sono ottimi e rinsalderemo l'alleanza di governo». E dopo aver bocciato la verifica sollecitata da alcuni esponenti di Area popolare, a palazzo Chigi c'è chi non esclude qualche ritocco alla squadra di governo. Come la sostituzione di Maria Carmela Lanzetta, al ministero delle Regioni, con Anna Finocchiaro o Anna Serafini. Per il rimpasto vero, il premier attenderà qualche tempo. Deve prima capire cosa accadrà dentro il Ncd, dove Alfano (Interni) o Maurizio Lupi (Infrastrutture) potrebbero dimettersi da ministri per strutturare il nuovo partito e preparare l'alleanza elettorale con Forza Italia.