Il bell'indifferente, invece, scritto per Edith Piaf, vede la protagonista interloquire con un partner silenzioso e immobile, che non reagisce alle parole della donna. «Nel secondo monologo Cocteau è più gergale, meno sentimentale. Pare voglia scherzare con le emozioni e mantenere un distacco ironico dal dramma di un amore non più corrisposto. La donna continua a rivolgersi al suo uomo, mentre lui legge il giornale, fa altro, la ignora completamente».
OMAGGIO A COCTEAU
Due prove d'attrice, quindi, affidate allo sguardo sottile e acuto del regista cinematografico Jacquot, alla sua prima esperienza con la scena. «Le pièces - dice - si susseguono senza intervallo, appena il tempo di modificare a vista l'ambiente. L'attrice scenderà dal palcoscenico e assisterà al cambio dalla prima fila, per poi risalire e riprendere a recitare». Un letto, due lampade con abat-jour, una poltroncina. Nella seconda parte si aggiungono porte e finestre. «Dal finire del giorno de La voce umana - continua Jacquot - si passa alla notte, rischiarata dai neon dell'esterno urbano, de Il bell'indifferente. Adriana si muove su un pavimento inclinato a piedi nudi: non potrà che salire o scendere». Le scene sono di Roberto Plate, i costumi di Nicoletta Ercole e Christian Gasc, le luci di Jacques Rouveyrollis. Il debutto è fissato per il 5 luglio alle 19.30 al Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi. Repliche il 6 alle 18.30 e il 7 alle 16.30. «Presa dalle prove e dalle recite - conclude Asti - purtroppo non riuscirò ad assistere agli altri spettacoli del Festival. Un gran peccato.Se non dovessi recitare, vedrei tutto».
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